Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti l'intero edificio della procedura giuridica allo scopo di far s1 che venissero sottratti alla giurisdizione ordinaria i veri promotori del delitto Matteotti. Le assoluzioni aperte e sistematiche di fascisti in casi di colpevolezza chiaramente provata hanno inizio col delitto Matteotti. I deputati di opposizione furono costretti ad abbandonare la Camera e tutte le libertà parlamentari furono vio– late, perché l'opposizione persisteva nel considerare Mussolini colpevole nel delitto Matteotti. La libertà di parola, di associazione, di riunione e le elezioni amministrative sono state abolite in seguito al delitto Matteotti. Fu?ri d'Italia, il popolo italiano è considerato sensibile politicamente, ma poco sensibile moralmente. La verità è che, se lasciamo da parte le classi ele– vate e si guarda alla massa della popolazione, nessun popolo in Europa ha meno esperienza politica: si lascia facilmente ubriacare di belle parole, si fa suggestionare da ogni genere di demagoghi, tende a precipitare da uno stato di aspettazione estrema a quello di una estrema disperazione. Ma moral– mente nessun popolo è piu sensibile di quello italiano. Coloro che vogliono trascinarlo devono fare appello al suo senso morale; coloro che offendono que– sto senso morale potranno soggiogarlo temporaneamente, ma non lo conqui– steranno mai. Sino al delitto Matteotti, Mussolini per guadagnare nuova popolarità aveva sempre una strada aperta: fare di nuovo una svolta a sinistra dopo averla fatta a destra. Dopo il delitto Matteotti perse qualsiasi libertà di azione. Nel giugno 1924, nell'animo del popolo italiano crebbe un mito, il mito Mat– teotti. Tra il Duce e il popolo vi sarà sempre uno spettro implacabile. Per il popolo italiano Mussolini sarà sempre l'assassino di Matteotti. Nella lotta ineguale e spietata tra se stesso e l'ombra del suo nemico, il Duce ha trascinato il Re. Finché i delitti erano ufficialmente sconfessati dal presidente del Consiglio, finché i fascisti venivano assolti soltanto da giu– rie partigiane o da giudici servili, il Re poteva essere considerato come estra– neo a tali pratiche e quindi senza macchia. Ma quando, con la sua dichiara– zione del 3 gennaio 1925, Mussolini assunse ufficialmente sulle sue spalle la responsabilità del delitto Matteotti, il Re accettò i nomi dei nuovi ministri che gli venivano presentati, riconfermandogli in tal modo la fiducia. Con l'am- .. nistia del 31 luglio 1925, il Re fece ancora un altro passo: intervenne attiva– mente nei procedimenti giudiziari per fermare il corso della giustizia. Il 28 , ottobre 1922 egli aveva trovato la forza di volontà di rifiutare la firma al de– creto di stato di assedio; il 31 luglio 1925 non trovò la forza di volontà di rifiutare la sua complicità in un reato contro l'amministrazione qella giustizia. /ustitia regnorum fundamentum. In quel giorno Vittorio Emanuele III ha minato le fondamenta sia della giustizia che della monarchia. Fino al 31 luglio 1925, fu un "prigioniero di guerra" che ·ogni giorno, facendo appello al suo popolo, avrebbe potuto riconquistare la sua libertà. Dopo tale giorno divenne lo schiavo del suo carceriere. Nessuna delle sue parole raggiungerà _ mai piu i cuori degli italiani. Le acclamazioni con cui viene salutato dalla folla ogni volta che appare in pubblico non devono ingannare nessuno. I soli 2 47 Bibloteca Gino Bianco

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