Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Dichiaro qui al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo; io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. 118 La sola responsabilità che non accettava era la responsabilità penale. Ogni assassino sarebbe pronto ad accettare la responsabilità morale, politica e storica della sua azione a condizione di essere esente dalla responsabilità penale. Il delitto Matteotti segna una svolta decisiva nella evoluzione politica del regime fascista. Sino al giugno 1924, l'Italia, legalmente se non di fatto, rimase un paese i cui cittadini godevano degli stessi diritti personali e politici senza distinzione• di partito. Se come capo del partito fascista Mussolini "autorizzava" dietro le quinte le azioni di violenza dei suoi seguaci, come capo del governo uffi– cialmente le ripudiava. In via privata garantiva l'impunità ai suoi seguaci, ma ufficialmente si impegnava a far s{ che venisse fatta giustizia. Egli faceva il doppio giuoco tra la legalità e l'illegalità, la "r-ivoluzione" e la "norma– lizzazione." I fiancheggiatori potevano sempre giustificare la loro adesione alla politica fascista sostenendo che il loro appoggio avrebbe contribuito a promuovere una evoluzione del fascismo dalla dittatura verso una nuova forma di regime parlamentare. Per il delitto Matteotti, Mussolini non poteva nascondere la sua com– plicità e quella degli altri capi del partito. Non poteva far credere che esso fosse dovuto alla irriducibile irrequietezza di qualche gerarca locale. Non poteva mettere in pratica il doppio giuoco di autorizzare da un lato e scon– fessare dall'altro. Una volta per tutte dovette condividere la sorte degli "estre– misti " contro i " moderati, " dovette abbandonare la via della " normalizza• zione" e seguire sino alla fìne quella della "rivoluzione." Forse la rottura dichiarata con il vecchio regime liberale che fece seguito al delitto Matteotti avrebbe potuto verificarsi sotto la spinta di altre circostan– ze e in modo diverso come logico sviluppo del sistema fascista; ma di fatto essa si verificò in seguito al delitto Matteotti. Mussolini e i suoi compagni, per salvarsi dall'ondata di indignazione morale sollevata dal delitto, dovettero bloccare le vie costituzionali attraverso le quali tale indignazione avrebbe potuto trovare una via di uscita. La libertà di stampa fu ufficialmente abolita per far s1 che la stampa non avesse modo di discutere il delitto Matteotti. Le operazioni su larga scala fatte allo scopo di terrorizzare il paese e che sem– bravano esser cessate dopo gli eccidi di Torino e La Spezia (dr. pp. 103-106) ricominciarono dopo il delitto Matteotti. L'amnistia del 31 luglio 1925 demoH 118 Una affermazione piu esplicita si trova nel numero del gennaio 19126 di " Gerarchia," la rivista fondata da Mussolini e diretta ora dalla sua Egeria, Margherita Sarfatti: " Il se– questro Matteotti con le sue conseguenze apparteneva moralmente, politicamente, storicamente al fascismo. Inutile e stupida è la ricerca dei colpevoli e degli ignari, al momento del fatto specifico. Questo, questo solo è linguaggio rivoluzionario. E questo (passata la fortunatissim~ orgia quartarellistica) fu il linguaggio del Duce il 3 gennaio 192 s alla Camera. " Il tono d1 Mussolini il 13 giugno· 1924, quando tremava da capo a piedi, era molto diverso (vedi p. 224). BiblotecaGino Bianco

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