Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatttra Jascùta in Italia Come Mussolini aveva dichiarato, si trattava di una questione di forza; ma nel momento in cui Mussolini ostentava la sua forza materiale, i gruppi di opposizione avrebbero dovuto far vedere la loro forza morale. Al momento decisivo essi mostrarono di mancare della risolutezza morale necessaria. Nes– suno di loro senti il dovere irresistibile di spezzare la disciplina di partito, superare la incertezza del gregge ed ergersi alla Camera a solitario accusatore di Mussolini. Con ogni probabilità la maggioranza fascista non lo avrebbe la– sciato parlare; ma l'atto in sé avrebbe costituito per Mussolini una sconfitta morale. Forse sarebbe stato ucciso; ma in quel momento il regime fascista non avrebbe potuto sopravvivere ad un secondo delitto Matteotti. O ancora, la maggioranza fascista avrebbe potuto lasciarlo parlare rigettando la proposta di una commissione di inchiesta; ma in tal caso la base dell'accusa sarebbe stata ufficialmente formulata di fronte alla coscienza del paese, e l'accusa– tore si sarebbe mostrato in tal modo piu forte di Mussolini. L'opposizione si mostrò altrettanto mancante di forza morale quanto impotente sul piano della forza materiale. Berni, nel suo Orlando Innamorato, presenta un cavaliere errante che, nella furia della battaglia, viene ucciso da un poderoso colpo di spada: Il poverino non se n'era accorto: andava combattendo, ed era morto. I gruppi parlamentari di opposizione continuarono ancora a combattere; ma a partire dal 3 gennaio, in effetti, essi erano morti. Cresciuti nel rispetto della vita umana, abituati ad un giuoco politico rispettoso delle regole tradi– zionali dei paesi democratici, essi si dimostrarono incapaci di opporre una re– sistenza efficace ai metodi fascisti. Al contrario Mussolini, appena annusava il pericolo, non aveva nessuno scrupolo di trasferire la lotta dal piano della le– galità a quello della forza. Infallibilmente lasciava sgomentati i suoi opposi– tori attaccandoli con la forza secondo sistemi che essi non prevedevano. 6. L'amnistia del 31 luglio 1925. In seguito al colpo di stato del 10 luglio e del 30 dicembre 1924, la stampa fu ridotta al silenzio. La mossa seguente fu di ridurre al silenzio la giustizia. Un pubblico processo, in cui uomini come Rossi, Filippelli, Finzi e Marinelli fossero stati sottoposti a interrogatorio, avrebbe por– tato alla luce quelle cose per nascondere le quali si era soffocata la stam– pa. I memoriali Rossi e Filippelli figuravano agli atti come elementi di prova. I loro autori avevano riaffermato la loro veridicità. Finzi, ritrattando le sue rivelazioni, se ne era ritornato umile e contrito all'ovile fascista e era pronto a rimangiare l'intero contenuto del suo memoriale; ma una doz– zina di testimoni avevano riferito le sue rivelazioni al giudice istruttore e alla Commissione senatoriale di inchiesta, e queste rivelazioni coincidevano in BiblotecaGino Bianco

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