Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti formale contro di lui. Le prove raccolte nella istruttoria dell'affare Matteotti non erano ancora disponibili. Di conseguenza la maggior parte delle circo– stanze che maggiormente potevano incriminarlo non erano conosciute. Ma i capi dei gruppi di opposizione erano in possesso di due documenti, il cui contenuto era estremamente serio: il memoriale scritto da Filippo Filip– pelli il 14 giugno, e il memoriale di Cesare Rossi del 15 giugno. Inoltre erano al corrente delle rivelazioni fatte da Aldo Finzi il 14 e 15 giugno. 107 Queste tre fonti distinte concordavano nel muovere le stesse accuse contro Mussolini. Forse non c'era ancora la base precisa'per un'accusa, ma c'era una base piu che sufficiente per proporre che la Camera nominasse una commissione di inchiesta. I gruppi di opposizi<;>neavrebbero dovuto immediatamente rispondere alla sfida di Mussolini avanzando questa proposta. Il pubblico, e specialmente il pubblico italiano, rimane sempre impressionato dai "gesti." Al gesto di Mussolini, che era una sfida e una minaccia, i gruppi di opposizione avreb– bero dovuto rispondere accettando la sfida e dimostrando che non si facevano intimidire dalle minacce. Tra i leaders dei gruppi di opposizione c'erano uomini di notevole co– raggio personale; per cinque anni la loro vita quotidiana era stata un inferno per le continue minacce di violenze; alcuni erano già stati picchiati piu di una volta; Amendola .fini'.per lasciarci davvero la vita; e tuttavia rifiutarono di cedere. Ma molti dei centocinquanta deputati che formavano le file del– l'opposizione non avevano vero spirito combattivo. Con un tale esercito ogni azione era destinata a essere esitante e incoerente, risultato di discussioni lun– ghe e logoranti e di meschini compromessi. Inoltre i membri dell'opposizione continuavano sempre ad aspettare che il Re si muovesse. Ma il Re non si mosse. Il 4 gennaio 1925, accettò le dimissioni dei mini– stri dissenzienti e le nuove nomine presentate da Mussolini. I gruppi di opposizione ritardarono di quattro giorni la loro replica alla sfida di Mussolini. L'8 gennaio, pubblicarono un manifesto verboso che era un capolavoro di pedanteria pretenziosa e inutile: Il Paese intuisce, il Paese ha capito che il Governo, incalzato dalla questione morale, fa uno sforzo supremo per sfuggire al verdetto della pubblica opinione, sbarrando la via · a chi ricerca e vuole la giustizia. Di fronte a questo tentativo quale valore può avere la · cos{ detta " sfida " del Presidente del Consiglio, il quale vorrebbe appellarsi - attraverso la procedura dell'art. 47 dello Statuto - al giudizio di una superstite maggioranza, crea- ' tura sua, alla quale egli ha già prudentem~nte ricordato una responsabilità comune ( ... )? Quando egli stesso in piena Camera e tra gli applausi dei suoi, ha preso sopra di sé ogni responsabilità politica, storica e morale di quanto è avvenuto, non si tratta piu di formu– lare un'accusa né di dare un voto politico. Resta solo aperta, e in modo sempre piu temibile per gli indiziati, la questione delle singole responsabilità giudiziarie. (...) La battaglia sulla questione morale è ben vinta ed invano il. Governo tenta di trasformarla in una battaglia di forza materiale. La violenza può colpire uomini e partiti, può soffocare la stampa, ma non soffocherà mai le aspiraz~oni di un popolo civile. 108 101 Vedi Appendice B, alla fine del presente volume. 108 " Corriere della Sera, " ·9 gennaio 1925. [N.d.C.] Bibloteca Gino Bianco 2 39

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