Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

11 delitto Matteotti da Rossi il 15 giugno. Dopo aver prolissamente valutato i pro e i contro, verso la metà di novembre i leaders dell'opposizione arrivarono alla conclusione che questi documenti dovevano essere prima di tutto resi noti al Re, di modo che il Re potesse avere il merito e la gloria di tagliare di propria iniziativa il nodo gordiano. Colui che consegnò al Re i facsimili dei documenti era niente– meno che Bonomi: cioè l'uomo politico che nel 1920-21, come ministro della Guerra, aveva armato i fascisti, e che adesso, aspettandosi un prossimo collasso del fascismo, pensava fosse giunto il momento di pa_ssare nel campo anti– fascista. Il Re accolse i documenti, ringraziò calorosamente Bonomi e i suoi compagni e... non fece niente. Ma Amendola e i suoi amici continuarono ad aspettare che il Re si muovesse. Per tutto il mese di dicembre tutta l'Italia continuò ad aspettare che il Re si muovesse. Il 29 dicembre 1924, vedendo che il Re continuava a non far niente, i leaders dell'opposizione cercarono di dargli una spinta pubblicando il memo– riale Rossi. Poi aspettarono per vedere l'effetto. Il Re non si mosse. Chi si mosse fu Mussolini. Era di importanza assoluta per lui impedire la pubblicazione del memoriale Filippelli, che sarebbe stato assai piu peri~ coloso, perché lo chiamava direttamente in causa nel delitto Matteotti. Il 30 dicembre 1924, il ministro dell'Interno, Federzoni, dissotterrava dal testo di una vecchia legge comunale 1 e provinciale un certo "articolo 3 " il quale sta– biliva che il prefetto "veglia sull'andamento di tutte le pubbliche ammini– strazioni e in caso d'urgenza fa i provvedimenti che crede indispensabili nei diversi rami di servizio." 104 bis Per sessant'anni tale enunciato non era mai stato interpretato come comprendente il controllo della stampa. La libertà di stampa era soggetta soltanto alla giurisdizione del magistrato e regolata da altre leggi, che erano considerate parte essenziale della costituzione. Il 30 di– cembre 1924, fu stabilito che la stampa è compresa tra le "pubbliche ammini– strazioni" e quindi i prefetti erano autorizzati a prendere quei provvedimenti che ritenevano opportuni per ridurla al silenzio. Adesso tutti i giornali che avevan cercato di pubblicare notizie sull'affare Matteotti potevano essere se– questrati e persino soppressi. Avevano diritto di pubblicazione solo i comu• nicati ufficiali. Questo colpo di stato contro la stampa fu accompagnato da una campa• gna di terrorismo su larga scala (cfr. pp. 111 sgg.). Il 2 gennaio 1925, tre ministri si dimisero, rifiutandosi di aderire a que– sta politica di terrorismo. In tal modo la crisi raggiunse il suo punto culminante. Al Consiglio dei ministri di quello stesso giorno, Mussolini rispose alle _dimissioni di questi n1inistri minacciando la guerra civile. Il giorno dopo, alla iod bi• Si tratta dell'art.· 3 della legge comunale e provinciale 4 febbraio 1915, la quale si richiama alla legge 31 marzo 1877, n. 3771 (serie 2a). [N.d.C.] 2 37 ·siblotecaGinoBianco

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