Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti ad un regime di delitti che era una vergogna per il paese e veniva condannato dalla grande maggioranza dei suoi sudditi. Come capo delle forze armate da cui era lealmente appoggiato, avrebbe senza dubbio fatto uso delle preroga– tive concessegli dallo Statuto: avrebbe costituito un ministero di generali il cui programma sarebbe stato di sciogliere la milizia fascista, fare le elezioni generali e imporre a tutti i partiti il rispetto dello Statuto. Cosf la Casa Savoia si sarebbe trovata rafforzata dalla gratitudine di tutta la nazione, aumentando quindi il suo prestigio per gli anni avvenire. Il Re ordinò al conte di Campello di ringraziare Amendola della sua lealtà, e arrivando a Roma alle 17,30 decise che in tali circostanze il suo do– vere come monarca costituzionale era quello di prendersi un buon riposo dopo le fatiche del viaggio, indi pranzare e andare a letto. Nel corso della serata Mussolini deve avere sentito di aver vinto la par– tita. La prima persona a sentire gli effetti di tale stato d'animo rassicurato fu Finzi. L'on. Finzi tornò dopo circa un'ora - racconta SchifI-Giorgini nella sua deposi– zione davanti alla Commissione senatoriale d'inchiesta - estremamente agitato e pallido: disse che Mussolini si dichiarò, mercé la tregua che le opposizioni gli avevano dato nei primi giorni dopo il delitto Matteotti, di nuovo arbitro della situazione, ma non al punto di poterlo reintegrare in carica; e che suo primo compito sarebbe stato di riordinare e raf– forzare la Ceka, la quale era in Italia l'organo di governo piu necessario, ed aggiunse: "Addio Aldo, ci siamo intesi." Da quel momento - dice Schiff-Giorgini - ebbi l'impres– sione che il Finzi si sia pentito di aver compiuto quel passo verso i capi delle opposizioni, comunicando loro il contenuto della sua lettera-testamento. Ebbi l'impressione di un uomo assolutamente terrorizzato: pretendeva che io smentissi ad Amendola e Albertini di aver compiuto quel passo dietro suo invito, parlava di fuga nel Polesine e di organizzazione armata dei suoi fidi; quel "ci siamo intesi" aveva gettato lo scompiglio nella sua mente. 96 La sera di martedf 17 giugno, il Re ebbe un colloquio con Mussolini e insieme stabilirono che quanto bisognava fare era che Mussolini si facesse sostituire al ministero degli Interni da Federzoni. In quel giorno e nei giorni seguenti, ebbero luogo a Perugia, Sulmona, Firenze, Genova, Ferrara, Spezia, Carrara, Vicenza, Bologna, Torino, ecc. le dimostrazioni promosse dal Duce col suo telegramma del 15. Il 23 giugno, a Torino, i fascisti effettuarono per le strade delle bastonature indiscriminate, mandando all'ospedale una ventina di persone ferite, e assaltarono la casa del senatore Frassati, direttore della Stampa. Questi fatti non impedirono a Mussolini di dichiarare al Senato il 24 giugno: 98 (Nella requisitoria Santoro. [N.d.C.]) Per altri tre giorni, Finzi continuò a essere agi– tato da impulsi contrastanti. Ma la sera del giovedi 19 giugno si rese conto che Mussolini aveva vinto la partita: Cosi si legge nella deposizione Schiff-Giorgini: " Schiff-Giorgini torna a casa Finzi;- gli andò ad aprire il fratello Gino, il quale senza togliere il catenaccio, insieme con l'on. Aldo Finzi frattanto sopraggiunto, concitatamente disse che entrambi correvano grave· pericolo di vita e che perciò egli dovesse allontanarsi immediatamente e non çercare piu di avere contatti con l'on. Finzi. " Vedi Appendice B. 2 33 ·Bibloteca Gino Bianco

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