Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia tivi che non hanno assolutamente alcuna relazione con la scomparsa dell'on. Matteotti. " 86 bis Finzi, sentendosi giuocato, dette l'incarico a Schiff-Giorgini di rendere noto ad Amendola, al senatore Albertini e agli altri leaders dell'opposizione il contenuto del suo memoriale. Nello stesso pomeriggio, il giornalista Carlo Silvestri, uomo di fiducia del senatore Albertini, si recò da Finzi e prese perso– nalmente visione del contenuto del memoriale. Contemporaneamente il fra– tello di Finzi, Gino, faceva la stessa comunicazione ad un altro giornalista antifascista, Guglielmo Emanuel. Finzi pensò dopo tutte queste manovre di poter trattare con Mussolini e gli chiese un colloquio. Su questa circostanza il deputato fascista Grandi (attuale sottosegretario· agli Esteri) rese la seguente deposizione davanti alla Commissione senato– riale d'inchiesta: L'on. Grandi andò a casa dell'on. Pinzi che gli parve eccitatissimo, nonostante l'ap– parente tranquillità. Disse di essere stato giuocato dalla sua buona fede (...); che non poteva assolutamente sopportare piu a lungo il peso di una situazione, nella quale non aveva colpa: che attendeva immediatamente un atto di pubblica ed assoluta riabilitazione da parte ·del Governo, accennando al portafoglio dell'Interno. (...) Ad un certo punto estrasse da una busta di cuoio alcuni fogli di una lettera, che disse di avere scritta e spe– dita al fratello Gino, leggendone alcuni brani. (...) Dal contegno sovraeccitato di lui ebbi la precisa impressione che, pur di liberarsi dal sospetto di una responsabilità nella scom– parsa dell'on. Matteotti, non avrebbe esitato a compiere qualsiasi gesto. L'on. Pinzi mi dichiarò di aver fatto conoscere il contenuto della lettera ad altre persone. (...) Egli era deciso (e manifestava a questo proposito l'intima sicurezza di poterlo fare) a nuocere in un modo irrimediabile al Governo, al partito, a gli uomini che ne facevano parte, qualora non gli fosse stata data la soddisfazione richiesta entro le 48 ore. 87 Il senatore fascista Morello aggiunse particolari anche piu interessanti: L'on. Finzi pregò il Senatore Morello di procurargli un colloquio col Presidente del Consiglio dei Ministri, perché, avendogli questo promesso che nelle 48 ore dalle dimissioni la posizione di esso Finzi si sarebbe chiarita (...) egli desiderava il colloquio, affinché non passasse un minuto dopo le 48 ore per la chiarificazione della sua situazione. A questo punto l'on. Finzi disse di avere scritto una lettera, nella quale come in un testamento dichiarava di· essere assolutamente ignaro del delitto. (...) Egli leggeva questa lettera con molta agitazione e ad un dato momento l'on. Morello lo fermò per dirgli essere strano che nell'atto in cui domandava un colloquio col Presidente del Consiglio per meglio chiarire la propria posizione, redigesse un documento di quella natura; e lo consigliò di non usare di quel documento per ottenere il colloquio (...). L'on. Finzi rispose: "Il documento è già depositato in quattro banche ed a notizia tanto dell'on. Albertini che dell'on. Amendola. " 88 Un uomo che non avesse avuto niente da perdere non si sarebbe neppur degnato di rispondere alla minacciosa lettera di Rossi. Invece ecco quanto Rossi ci racconta: Il Presidente poco dopo averla ricevuta, spediva al villino Bazzi - ove credeva mi fossi rifugiato - il comm. Fasciola. Fui viceversa raggiunto in casa d'altro amico da due 86 • 1 • "Corriere della Sera," 17 giugno 1924. [N.d.C.] 87 Requisitoria Santoro. 88 Ivi. BiblotecaGino Bianco

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