Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti taria" al fratello Gino, in cui rigettava ogni responsabilità nell'uccisione di Matteotti e si difendeva contro le accuse di speculazioni. Nella sua deposi– zione resa al giudice istruttore il 15 novembre 1924, spiegava che quella let– tera intendeva dare al fratello " precise indicazioni su quanto avrebbe dovuto comunicare all'autorità giudiz_iaria (...) qualora fosse stata usata violenza alla sua persona." Nella sua deposizione davanti alla Commissione senatoriale d'inchiesta fu anche piu esplicito: Scrissi la lettera diretta a mio fratello Gino, prima che fossero decorse le 48 ore, entro le quali il Presidente del Consiglio mi aveva assicurato che io sarei stato pienamente riabilitato e scagionato interamente da ogni sospetto di partecipazione al fatto della spari– zione dell'on. Matteotti. Scrissi quella lettera perché dal giorno stesso in cui furono pub– blicate le mie dimissioni (...) i giornali della capitale, anche fascisti, ponevano in rapporto le mie dimissioni con la scomparsa dell'on. Matteotti; e io avevo veduto squadre di ca– micie nere quasi circondare la mia casa di. abitazione, si che la mia famiglia ebbe ragione a temere di violenze, che mi si volessero usare. 83 Pinzi, non soltanto scrisse questa lettera, ma comunicò il suo scontento a diversa gente: a uno dei suoi amici antifascisti, Giorgio Schiff-Giorgini, e a tre giornalisti filofascisti, Carlo Bazzi, Gildo Cioli e Giuseppe Maratea. 84 Quest'ultimo depose il 2 ottobre 1924: L'on. Finzi ci ricevette in salotto in cui era anche la sua signora. Egli ci disse: "Non credete mica che io sia un assassino? " Ed alle nostre proteste egli aggiunse: "Mi sono offerto come capro espiatorio per distogliere per qualche giorno la pubblica opinione dal delitto e polarizzarla su di me. Ma passati questi primi giorni e rasserenata la pub– blica opinione, io ritornerò al governo non piu da sottosegretario bensi da ministro del– l'Interno. Mi si deve questa riparazione, perché il fascismo tutto può chiedermi anche la vita, ma non l'onore." Manifestammo un certo scetticismo, ed allora il Finzi disse: "Do– mani arriva S. M. il Re 85 ed io andrò da lui e gli esporrò come stanno le cose, e penserà lui a reintegrarmi nella mia dignità. Altrimenti ... " E qui fece un gesto di minaccia. (...) Io richiesi: "Matteotti è stato ucciso dal Dumini, non è vero? " E Finzi: "Già, ma per ordine di chi?" ( ...) Gli chiesi: "Filippelli è stato arrestato?" Mi disse: "No, è fug– gito." Ed io: "Ma sarà arrestato? " Ed egli rispose chiaramente: "No. " Nella giornata di domenica Pinzi riscrisse la lettera, togliendo via ogni accenno alle accuse di speculazione e accusando Mussolini come responsabile di molte azioni di violenza e dell'uccisione di Matteotti. 86 La mattina di luned{ 16 giugno, scadevano le quarantotto ore entro le quali Mussolini avrebbe dovuto compensare Pinzi per il suo sacrificio. Il solo compenso fu una dichiarazione ufficiale fatta da Mussolini al Consiglio dei ministri secondo la quale le dimissioni sarebbero state determinate "da mo- 83 Requisitoria Santoro. 84 Secondo quanto mi raccontò a Parigi Schiff-Giorgini, Finzi comunicò la cosa allo stesso Schiff-Giorgini nelle prime ore del pomeriggio; a Bazzi alle 22,30 (deposizione giurata di Bazzi, del giugno 1927, in mio possesso), e a Cioli e a Maratea alle ore 13 del sabato 14 giugno. 85 Il Re era atteso a Roma per il pomeriggio della domenica I s giugno, di ritorno da una visita ufficiale in Spagna e in Inghilterra. A causa delle cattive condizioni del mare, ritardò,· e arrivò il lunedi alle 17,30. • Sia Maratea che Cioli concordano nell'affermare che si recarono da Finzi alle 1 3 di sabato. 116 Appendice B alla fine del presente vqlume. 229 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=