Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista tn Italia Sinora ho agito d'accordo col Viminale, ma stamani non mi è riuscito di mettermi in contatto né con De Bono né con Finzi. Ho paura che voglian fare di me. un capro espiatorio. Con quella gente non c'è da scherzare. Possono anche sbarazzarsi di me, per togliere di mezzo una persona che gli può dar noia. 79 Di fronte a questo pericolo, Filippelli scrisse un memoriale in cui rac– contava quanto sapeva sul delitto Matteotti, negando naturalmente di avere in esso una qualche responsabilità. Poi consegnò questo memoriale a Naldi, che lo dette a tenere a Benedetti. Alle ore 17, prese un treno alla stazione di Roma senza incontrare alcuna difficoltà. 80 La domenica 15 giugno, Cesare Rossi, avendo anch'egli paura di essere arrestato o di venir fatto fuori, spad di circolazione. Ma non aveva nessuna intenzione di farsi dare "in bocca ai lupi," e mandò a Mussolini la seguente lettera: Presidente, Roma, 14 gmgno 1924 da un insieme di indizi e di notizie circospette ho l'impressione che tu abbia scelto soltanto me come capro espiatorio della sciagura che si è abbattuta sul fascismo. Capro espiatorio, non solo in linea politica e morale, ma anche in linea penale. Ebbene per certe cose bisogna essere d'accordo in due. Io non mi presto assoluta– mente. (...) Alle corte: se io non avrò, in questi giorni, le prove della tua consapevolezza in confronto dei doveri di solidarietà non tanto verso la mia persona, verso il mio pas– sato, non tanto verso la mia qualità di tuo collaboratore ed esecutore, talvolta di azioni illegali da te ordinate, ma soprattutto verso la elementare assenza delle ragioni di Stato, io darò effetto a quanto stamane ti ho dichiarato e che nella giornata ho perfezionato (...). Ed è superfluo avvertirti che, se il cinismo di cui hai dato prova spaventevole fino ad oggi, complicato dallo smarrimento che ti ha invaso, proprio quando dovevi dominare le situazioni create esclusivamente da te, ti inducesse ad ordinare gesti di soppressione fisica durante la mia latitanza, e nella eventualità disgraziata della mia cattura, saresti egualmente un uomo distrutto e con te, disgraziatamente, il regime, perché la mia lunga e dettagliata dichiarazione documentata 81 è già, si capisce, in mano di amici fidati e che praticano davvero i doveri dell'amicizia. È necessario non per noi, ma per gli enormi interessi che l'Italia ha fiduciosamente affidato a noi, che siano stabiliti tra noi dei contatti. Spetta a te provvedere che ciò avvenga. A te che rimani Capo del Governo, mentre io, col rendermi latitante, mi sono già sacrificato per il tuo salvataggio. 82 Questa lettera fu consegnata a Mussolini nel pomeriggio della domenica. Anche Pinzi minacciava Mussolini di rivelazioni. Subito dopo essersi dimesso da sottosegretario, si pentf di queste dimissioni. Sospettando di esser caduto in una trappola, temeva che Mussolini non avrebbe avuto né la possi– bilità né il desiderio di reintegrarlo entro le quarantott'ore. E anche lui teme– va che Mussolini potesse farlo levare di mezzo. Anche lui, quindi, la dome– nica, stese un memoriale nella dovuta forma, come una " lettera testamen- 79 Cit. trad. 80 Interrogatorio Filippelli, 26 luglio 1924; deposizioni Olivieri, 6 agosto; Benedetti, 7 agosto; Naldi, 3 ottobre 1924. 81 Si tratta del memoriale del 1 s giugno 1 924, di cui si riproduce un passaggio a pp. 18 5- 186 del presente volume. 82 La lettera fu pubblicata nella primavera del 1925 dalla stampa clandestina, e ripro• dotta nel volume Matte<Ytti: fatti e documenti, cit., p. 81. (Il testo di questa lettera è stato ripubblicato in Non Mollare, cit., p. 22. [N.d.C.]) BiblotecaGino Bianco

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