Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti che le dimissioni lo avrebbero grandemente pregiudicato. Entrato immediatamente dal Presidente, questi gli ripeté l'invito, dicendogli essere le dimissioni inderogabili, perché troppo gravi voci correvano sui rapporti tra Dumini e lui (..,). Il Rossi, non ostante, non si calmò; anzi con tono autoritario rimproverò il Presidente che per dare soddisfazione a quattro canaglie di Montecitorio, lo si rovinava. Ma il Presidente replicò che sentiva la sen– sibilità politica del momento e faceva appello alla di lui disciplina. (...) Allora Rossi gli disse: " Se è necessario che mi faccia arrestare per la disciplina del partito, mi faccia pure arrestare, ma ho il dovere di difendere la mia onorabilità. " Il Presidente rispose che non era necessario farsi arrestare né alcun atto eroico, ma era necessario chiarire la propria situazione di fronte all'opinione pubblica eccitata. Allora Rossi -si allontanò, dicendo che andava a cercar consiglio da qualche amico. 75 Rossi si consultò con Forges-Davanzati, Marinelli e altri capi fascisti alla sede centrale del partito: Fu allora - racconta Rossi - che Marinelli disse a Forges-Davanzati, a Filippelli e a me di aver dato dei denari ai membri della banda sia prima di partire per Milano che dopo il delitto: Con la sua mania di formalismo burocratico aveva fatto firmare una rice– vuta nelle debite forme a ciascun assassino. Forges-Davanzati, tenendosi la testa tra le mani, gridò: " Corri subito a distruggerle I " 76 In seguito a questa consultazione, Rossi si piegò ai desideri di Mussolini. Tornato qualche mezz'ora dopo a Palazzo Chigi, - cosi racconta Acerbo - il Pre– sidente gli comunicò avergli Rossi telefonato che, sentito il parere di Forges-Davanzati e altri componenti il Direttorio del partito, aveva deciso di accogliere il consiglio del Pre– sidente dando le dimissioni. 77 Ecco i punti essenziali delle lettere scambiate tra Mussolini e Rossi: Rossi a Mussolini: "Caro Presidente, riferimenti che mi sono pervenuti ed allusioni alle mie funzioni di Capo dell'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, fatti sia pure in forma contenuta da giornali dell'opposizione relativamente allo sciagurato episodio Mat– teotti (sic), mi inducono in questo momento in cui il regime, di cui tu sei Capo e di cui io sono stato sempre un fedele collaboratore, deve essere immune da qualsiasi sospetto, a considerare la òpportunità di rassegnare le mie dimissioni. " Mussolini a Rossi: " Caro Rossi, prendo atto della tua lettera che è ispirata da senti– menti di correttezza personale e politica, ed accolgo le tue dimissioni dalle cariche che ricopri. (...) Il tuo atto attesta ancora una volta la tua consapevolezza politica." 78 In queste lettere si fa uso del tu, segno degli stretti rapporti personali che ancora legano i due uomini. . Dopo le dimissioni di Finzi e di Rossi, Filippelli cominciò a sentirsi in- 1 certo sulla possibilità di farla franca. Ancor peggio, Mussolini il g~orno prima alla Camera aveva detto: " Se si vuole la giustizia sommaria, si chieda chiara-· mente e sarà fatta." "Giustizia sommaria" che, una volta soppressi come col– pevoli tutti coloro che erano al corrente della responsabilità di Mussolini, avrebbe costituito un colpo da maestro degno di Cesare Borgia. Verso mezzo. giorno, Filippelli cosi'.disse a Filippo Naldi e al ·deputato Benedetti: 76 Deposizione Acerbo, 14 agosto 1924, nella requisitoria Santoro. 78 Appunti inediti di Rossi, agosto 1927, 77 Deposizione Acerbo, 14 agosto 1924, nella requisitoria Santoro. 78 " Popolo d'Italia, ,, l 5 giugno 1924. ·seibloteca Gino Bianco 227

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