Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Un altro dei complici, Amleto Poveromo, ci racconta: Il mattino successivo (14 giugno) incontrai il maresciallo dei Carabinieri, che mi disse di recarmi al Commissariato. Io feci delle obiezioni. Ma quello insisteva: ed allora, temen– do qualche incidente, pensai che era meglio fuggire ... E cosi feci. 69 Anche gli ultimi due complici, Giuseppe Viola ed Augusto Malacria, furono lasciati fuggire. Cosf dei cinque uomini che avevano preso parte al rapimento, era in prigione uno solo, il Dumini. 70 Per permettere la fuga dei colpevoli, De Bono impiegò una impetuosa energia portando a termine l'arresto di quattro uomini ... che col delitto non c'entravan niente. A Roma vennero arrestati i due autisti di Filippelli; a Firenze un altro autista, un certo Mazzola; e a Milano Aldo Putato. Questi arresti davano l'impressione che la polizia procedesse energicamente nella ri• cerca degli assassini, e nello stesso tempo sviavano l'attenzione del pubblico, che reclamava giustizia. For~e di questi arresti e infiammato di fervido zelo per il meritato casti• go di tutti i colpevoli, Mussolini nel pomeriggio si presentò alla Camera: I colpeyoli - proclamò - saranno rintracciati ed assicurati alla giustizia. Le prime notizie della scomparsa dell'on. Matteotti sono di mercoledi alle I 8. Ebbene, nelle 24 ore successive, la polizia ha identificato con nome e cognome tutti coloro che hanno parteci– pato al fatto. (...) Uno di essi è stato arrestato ieri sera a Roma ed è il Dumini, un altro è stato arrestato a Firenze, ed è il Mazzola, e un altro è stato arrestato a Milano, ed è certo Putato. [Non fece nessuna allusione all'autista di Filippelli, perché questo nome era pericoloso.] Gli altri tre o quattro sono accerchiati, e se si fosse fatto un po' meno di cla– more, molto probabilmente a quest'ora sarebbero già relegati nelle carceri. (...) Se vi è qualcuno in quest'aula che abbia diritto di essere addolorato, aggiungerei, anzi, esaspe– rato, sono proprio io. Solo un mio nemico, che da lunghe notti avesse pensato a qualche cosa di diabolico, poteva effettuare il delitto che oggi ci percuote d'orrore e ci strappa grida di indignazione. (...) Il Governo ha la coscienza enormemente tranquilla. (...) La legge avrà il sqo corso: la polizia consegnerà i colpevoli all'autorità giudiziaria. (...) Di piu non si può chiedere. Ma se si vuole la giustizia sommaria, si chieda chiaramente e sarà fatta. (Viva impressione nell'Assemblea. Qualcuno dell'estrema destra dice: "Si, sL" Molti applaudono: i commenti durano animati per qualche tempo.) Ma se questo non si vuol chiedere, bisogna tenere i nervi a posto (...). Giustizia sarà fatta, deve essere fatta, perché . come qualcuno di voi ha detto, il delitto è un delitto di antifascismo e di antinazione. Prima di essere orribile è di una stupidità desolante. Non si può esitare davanti a cose sif– fatte; bisogna distinguere nettamente quello che è politica da quello che è crimine. 71 Finita la seduta della Camera, Mussolini volle vedere la moglie di Mat• teotti. Il Gz'ornale d'ltalz'a del 15 giugno 1924 dà il seguente resoconto del· l'incontro: 69 Interrogatorio Poveromo durante il processo a Chieti, " La Stampa, " 17 marzo 1926. 70 Luigi Villari (The Fascist Experiment, cit., pp. 66-67) scrive: "L'inchiesta venne con– dotta con grande energia e rapidità (. .. ). Immediatamente dopo i fatti i rapitori vennero ar– restati. " 71 " Corriere della Sera, " 14 giugno 1924. 224 BiblotecaGino Bianco

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