Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il delitto Matteotti Frattanto i capi del partito fascista elaborarono un piano per diminuire la responsabilità di Dumini e fuorviare le indagini nei confronti degli altri complici. A tal fine, Filippelli ricevette istruzioni da Pinzi e da Rossi di pub– blicare il giorno dopo nel Corriere Italiano: a) Che l'assassinio di Matteotti era una conseguenza dell'assassinio del fascista Bonservizi, nel qualè Matteotti era personalmente implicato; b) Che Matteotti doveva esser stato sequestrato e ucciso da una squadra di fascisti della provincia di Rovigo, suo collegio elettorale. 66 Venerdf, 13 gz'ugno. - L'arresto di Dumini mise fuori discussione il fatto che il delitto era stato commesso per ordine delle piu alte autorità del partito fascista. Il regime sembrava rapidamente sopraffatto dalla indignazione gene– rale. Ovunque si levavano proteste contro Mussolini. I giornali di opposizione pubblicava:110 edizioni speciali una dietro l'altra lasciando tuttavia i loro let– tori desiderosi di sapere di piu. La milizia ricevette l'ordine di mobilitazione; ma a Roma rispose soltanto il 48 per cento dei militi, il 28 per cento a Mila– no, e nessuno praticamente a Torino. Il Corriere Italiano, giornale di Filippelli, pubblicò un articolo dove si ricordava l'uccisione di Bonservizi e se ne attribuiva la responsabilità a Mat– teotti. Si diceva anche che alcuni giorni prima del delitto erano stati visti a Roma un certo numero di "squadristi" di Rovigo. La prima parte di questo articolo fece crescere l'indignazione generale, perché ci si rendeva conto che si stava tentando di ottenere il rilascio di Du– mini. La seconda parte ebbe un risultato imprevisto: non il solo Matteotti era originario della provincia di Rovigo, ma anche Pinzi, sottosegretario al mini– stero degli Interni; ne seguf che l'accenno agli "squadristi" di Rovigo ind~– rizzò i sospetti verso Pinzi. Malgrado lo stato generale di eccitazione, la polizia non prese nessuna seria misura per arrestare Filippelli, al quale si lasciò che si recasse due volte da De Bono. 67 Albino Volpi fu arrestato a Milano e lo si lasciò scappare: Volpi - dice De Bono - fermato dagli agenti sul Corso Vittorio Emanuele a Mi– lano, chiese prima di recarsi in Questura di essere accompagnato alla casa del Fascio. Gli · agenti acconsentirono; il Volpi entrò da una parte ed usd dall'altra dandosi alla campagna. 68 • 66 Interrogatorio Filippelli, 25 luglio e 4 ottobre 1924, e memoriale del 6 a~osto 19~4. Si confronti la deposizione di Vincenzo Tieri, che era uno dei redattori del " Corriere Italia– no, " il 3 1 ottobre 1924: " Nella notte il Filippelli nel rivedere le bozze volle apportare a quell'articolo delle modificazioni (... ) mi dettò la parte rel~tiy~ all'attività ~h:e il :.ry.t:atteotti avrebbe svolta all'estero, dove si accenna anche alla fine d1 N1cola Bonserv1z1, ~d I?~ne I.a parte che si riferisce alla lotta politica del Polesine, da dove, secondo accennava tl F1hppelh, si diceva fossero venuti a Roma in quei giorni alcuni fascisti. ( ... ) Ricordo però che ~gli mi dettò quegli accenni dopo avere avuta una conversazione telefonie.a, durante la quale egh aveva preso degli appunti. " Vedi la Nota B, alla fine del presente capitolo. 87 Memoriale Filippelli, 14 giugno 1924. 88 Deposizione De Bono, 9 luglio 1924; interrogatorio Volpi, 25 giugno _1924. I;>~ Bono · affermò di avere severamente rimproverato le autorità milanesi per la loro mcapa~1ta. Non dice che la fuga di Volpi avvenne con una macchina· che appart_eneva al\a fedéraz1one pro– vinciale fascista, e che contro i favoreggiatori non venne fatto mente. 223 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=