Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia È concepibile che nessuna di queste persone abbia pensato di informare Mussolini? Se l'ordine parti da lui, Marinelli, almeno sommariamente, deve avergliene resa nota l'esecuzione. Se non vi fu nessun ordine del Duce, nondimeno sarebbe stato necessario informarlo di un fatto tanto grave e chie– dere adesso che cosa era il da farsi. Matteotti fu ucciso nella macchina. Siccome si divincolava e gridava aiuto, uno dei suoi rapitori lo ridusse al silenzio con una pugnalata nel petto. Questo non faceva parte del piano originario. Dumini non aveva preso a prestito la macchina per poche ore, ma per un giorno o due e l'aveva rifor– nita di benzina per un lungo viaggio ( cfr. pp. 207-208). Probabilmente Du– mini aveva in mente di condurre Matteotti in una località isolata della cam• • pagna romana, ucciderlo, abbandonare il corpo, poi andarsene in giro con i suoi amici come se fossero stati in gita di piacere, e da ultimo fare ritorno a Rom~ e restituire la macchina al garage. 60 Ma una volta compiuto il delitto all'interno della macchina, il programma originario andò completamente per aria. Gli uccisori avevano con sé la macchina tutta insanguinata, che doveva essere riportata al garage. Quando l'assassinio Matteotti fosse stato conosciuto, al garage avrebbero certamente associato le macchie di sangue della macchina con il delitto. Di fronte a questa imprevista complicazione, la prima idea degli uccisori fu di ritardare il piu possibile il ritrovamento del cadavere. Perciò lo seppellirono in fretta meglio che poterono senza avere gli arnesi necessari per scavare una buca profonda. Poi se ne ritornarono a Roma e portarono la macchina prima nel cortile del Viminale e piu tardi nel garage di un amico di Filippelli. Per tutto il mercoledf e il giovedf Rossi e Filippelli furono occupati dal problema di far scomparire le tracce del delitto. Il pro– blema non poteva essere risolto senza informarne il capo. In ogni modo gli amici di Matteotti alla Camera cominciarono a mostrare una certa ansietà nel pomeriggio del mercoledf per la scomparsa del loro col– lega, e Mussolini ne venne subito informato. Anche se era nella ignoranza piu completa di quanto era successo, possibile che conoscendo i metodi dei suoi seguaci non gli sia passato per la mente neppure un sospetto? Acerbo, sottosegretario nel gabinetto Mussolini, cosi depose il 3 ago– sto 1924: Mussolini pur non annettendo soverchia importanza all'allarme (della scomparsa di Matteotti) mi incaricò di darne immediato avviso al capo della polizia Gen. De Bono, dicendomi però di ricordarmi che l'on. Matteotti aveva ottenuto qualche giorno prima il passaporto per l'estero, e perciò la sua assenza poteva essere determinata da una partenza. Le stesse informazioni, che cioè Matteotti aveva ricevuto un passaporto per l'estero, lo stesso ragionamento, che cioè probabilmente si era recato fuori 00 La spiegazione ufficiale data da Mussolini in persona nell'ottobre del 1925 (nell'arti– colo di " Gerarchia, " Elementi di Storia, di cui la Stefani dette un sunto che apparve sul "Corriere della Sera" del 24 ottobre 1925 [N.d.C.]) è che gli autori volevano fare una "beffa." Per quanto cosi bene informato, Mussolini non chiarisce quale doveva essere la natura di questa " beffa. " È poco probabile che Marinelli avrebbe messo in moto un piano tanto ingom· brante e costoso e fatto rapire un deputato semplicemente per una " beffa. " 218 BiblotecaGino Bianco

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