Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Rossi: Va bene, ma fatelo tanto per commedia. Teneteli un po' di giorni sotto chiave e poi lasciateli andare. De Bono: Perché? Rossi: Perché altrimenti parleranno e diranno che è lui che gli ha messo l'idea in testa. De Bono: Lui? Chi? Rossi e Marinelli: Il Presidente. Finzi ed io (De Bono) trasalimmo. Rossi ribadi quel che aveva detto. Marinelli di– chiarò che quando Rossi gli disse che il Duce aveva intenzione di sbarazzarsi di Matteotti rimase sbalordito. Perciò il giovedi della settimana precedente (5 giugno) andò a trovare Mussolini per chiedergli se non riteneva conveniente di formare una specie di Ceka, con a capo il Dumini, per sorvegliare gli oppositori e tenerli sotto controllo. Secondo Marinelli, il presidente acconsenti. Di fronte a tali affermazioni, credetti meglio non dire altro. Piu tardi telefonai al presidente: "Stanno gettandoti addosso la responsabilità." Mussolini rispose con indigna– zione: "Questi vigliacchi mi vogliono ricattare! " 42 e) Anche Pinzi ci dà un resoconto di quello stesso incontro: Riunitisi nell'ufficio dell'on. De Bono a la Direzione Generale della P.S. Rossi disse essere pazzesco ed assurdo quanto succedeva; che si doveva uscire da ogni equivoco ed era impossibile pretendere di colpire chi aveva piu o meno esattamente seguito direttive im– partite dal Presidente; che l'arresto del Dumini era una commedia pericolosa, poiché egli avrebbe parlato e ne sarebbe emersa una diretta responsabilità del presidente del Consiglio. A questa dichiarazione egli, l'on. Finzi, ebbe veramente un gesto vivissimo di stu– pore e guardò meravigliato il generale De Bono, anch'egli evidentemente emozionato; ma subito Marinelli, per troncare il loro visibile stupore, disse concitatamente che Rossi aveva ragione, perché una diecina di giorni prima essi erano stati severamente richiamati dal presidente del Consiglio, il quale, incalzandoli con frasi violente, avrebbe detto che il par– tito non aveva sensibilità politica e, uscito vittorioso da una rivoluzione, essendo al potere, era assurdo che tutti i capi dell'opposizione potessero circolare indisturbati e compiere opera di denigrazione ed offesa a tutte le gerarchie del partito e del governo, che la libertà con la quale i capi dell'opposizione avevano violentemente iniziata la battaglia nelle prime sedute della Camera, dimostrava una decadenza della combattività del partito fascista ed una ripresa dell'attività avversaria, che bisognava in qualunque modo troncare. Marinelli aggiunse che per questi rimproveri del Presidente, egli propose di costituire rapidamente e finanziare con mezzi del partito un piccolo organismo segreto d'azione violenta, a capo del quale propose di mettere Dumini, e il Presidente accettò. Rossi soggiunse che qualche giorno dopo il Presidente, a Palazzo Chigi, si era altrettanto bruscamente lagnato del fiero discorso di opposizione, tenuto dall'on. Matteotti a la Camera, 43 ed aveva accennato al fatto, segnalato dai giornali avversari, che lo stesso deputato avrebbe dovuto far seguire tra qualche giorno una nuova requisitoria contro il governo e il partito. Marinelli aggiunse che egli e Rossi nelle ultime recriminazioni del Presidente avevano ravvisato la decisa volontà che al deputato unitario e a qualche altro dovesse essere resa difficile l'esistenza (cfr. p. 186). 44 A questo punto l'on. De Bono disse con fiero accento di sdegno - e l'on. Finzi sente il dovere di farlo rilevare - che quanto era avvenuto era il tragico, ma inevitabile epi– logo di una situazione, da lui condannata da tempo, e di un sistema politico, al quale in– vano egli si era ripetutamente ed in varie forme opposto. Aggiunse, alludendo al Presidente 42 Cit. trad. 43 "A questo proposito anzi il Rossi mi disse che la volontà di dare una lezione all'on. Matteotti fu manifestata dall'on. Mussolini piu di una volta. " (Interrogatorio Filippelli, 6 dicembre 1924.) 44 Per il significato di questa formula tecnica, vedi sopra pp. 174, 187, 19r. 214 BiblotecaGino Bianco

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