Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatu,·a fascista in Italia lettera a Pinzi, credendo che potesse esser tenuta segreta, nella quale ricor– dava i suoi viaggi in Francia (cfr. pp. 188-189): Naturalmente gli originali sono in Italia e se sarà il caso li produrrò io stesso al mio processo, nell'interesse della mia difesa insieme ad altri documenti ,·iguardanti il processo in corso. Mi accorgo di essere abbandonato da tutti e specialmente da coloro ai quali ho sacrificato tutto. Dunque mi difenderò e accuserò se sarà il caso. (...) Di fronte al sintomo De Bono e di fronte al palese abbandono di tutti, io sono obbligato a provvedere seria– mente alla mia difesa, facendo uso di documenti e della mia memoria, che è buona. (...) Non ho compromesso ancora nessuno, né del Viminale né di Palazzo Chigi. (...) Io non sono affatto disposto a lasciarmi sacrificare in questo modo. (...). Ella, Eccellenza, do– vrebbe avvertire di questo il Presidente. (...) Sarebbe bene che a mezzo di S. E. Oviglio io potessi parlarle. (...) Quello che io le dirò avrà tale importanza per lei e per il governo, • che si risparmieranno molti guai e gravi avvenimenti che si svolgeranno durante il pro– cesso. Questa lettera (...) non è né il parto della mia irritazione, né il tentativo di ricatto e nemmeno un segno di demoralizzazione o di debolezza. Ma il proponimento serio, se– reno e ben determinato di vendere ad assai caro prezzo la mia libertà. Contro tutto, contro tutti ed a qualunque costo. 35 Quando poi fu sicuro che Mussolini non lo avrebbe abbandonato, Du– mini giµstificò le sue allusioni al Viminale e a Palazzo Chigi, dichiarando che la persona al Viminale a cui si riferiva non era De Bono ma Pinzi (al quale la lettera confidenziale era in realtà indirizzata!) e che a Palazzo Chigi non intendeva riferirsi a Mussolini, ma a un funzionario di cui rifiutò di dare il nome! Ma in una corrispondenza clandestina con la famiglia, che fu inter– cettata, scriveva alla madre il 15 novembre: Uscirò certamente. È il meno che possan fare per me. Ma quando? Sudici maiali e traditori! Come ho voglia di fare i conti anche con loro un giorno o l'altro! 36 Ecco le risposte del padre, della madre e della sorella, scritte il 18, 19 e 20 novembre: Approfitto per chiederti se in caso vi fosse bisogno di usare quei documenti (sono i documenti a cui si riferisce Dumini nelle sue lettere a Finzi) dal posto che mi dici come potremo fare per ritirarli; intanto io tra qualche giorno verrò a Roma e parlerò chiaro con quei signori per sapere come intendono anche sopperire ai tuoi impegni che ora gra– vano tutti sulle mie spalle; per ora ho fatto fronte a tutto ma la pressione è troppo forte, bisogna che si decidano. (...) Ma nel nostro interesse e piu ancora nel tuo conviene por– tare ancora un po' di pazienza e prendere provvedimenti estremi; siamo sempre in tem- . po. (...) Ci piace sapere cosa ti hanno promesso. (...) Perché l'hai tu con il Duce? Vaselli (avvocato di Dumini) disse a noi che faceva capire a Mussolini quanto era traditore (...). Vaselli disse alla mamma che voleva fare i patti con Mussolini per il tuo avvenire, tu sei d'accordo? (...) Tua mamma dice che tu faccia i patti al piu presto di farti depositare una forte somma per quando esci perché il tuo nome è gettato nel fango. Stai tranquillo per– ché tutti s'interessano ma è un momento terribile, ma stanno lavorando tutti e riusciran• no. (...) Non è vero che Cesarino (Rossi) abbia parlato. Come la sua detenzione durava troppo, nell'agosto 1925, Dumini ebbe un altro scoppio di impazienza: 212 95 Il documento è riprodotto nella requisitoria Santoro. 36 Cit. trad. BiblotecaGino Bianco I

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