Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia politica e di P.S. in Milano si mostrò un po' troppo debole nei suoi riguardi, anche per timore che l'arresto del Volpi potesse creare qualche guaio. Il Volpi da parte sua sfruttava abilmente qualche parola e qualche stretta di mano ricevuta dal Presidente e mi dicono anche dicesse di essere la pupilla di uno dei suoi occhi. 28 2. Chi dette l'ordine? Non c'è dubbio alcuno che la banda capitanata da Dumini agiva per ordini superiori. È certo che il Dumini - affermarono i giudici della sezione di accusa nella sentenza del I dicembre 1925 - se ebbe parte preponderante e direttiva nella complessa attività delittuosa, non poté determinarvisi di propria spontanea iniziativa (...). Stanno ad esclu– derlo: l'accennato impegno dallo stesso Dumini assunto, di provvedere al vitto, all'alloggio, alle diarie, nonché al nolo della macchina ben fornita di combustibile (...); le violenze pre– cedenti in danno di uomini politici (...). Infine lo escludono la figura morale dello stesso Dumini e la sua levatura intellettuale, non essendo egli personalità politica da consentirsi indipendenza di movimenti e libertà di gesta extra-legali, involgenti responsabilità, ope– rante per cieco fanatismo, nella inconsapevolezza del rischio della possibile perdita di pro– tezione preziosa. 29 · Se Dumini agi'.dietro ordini superiori, chi dette questi ordini? Secondo i giudici della sezione di accusa fu Cesare Rossi, capo dell'uffi– cio stampa di Mussolini, e Giovanni Marinelli, tesoriere del partito fascista, membri tutti e due del quadrumvirato. 30 Sulla colpevolezza di Marinelli nessun dubbio è possibile. La sua lettera del 31 maggio con la quale chiedeva il rilascio di Thierschwald è una prova decisiva, e la sua ostinatezza durante tutta l'istruttoria nel negare o rifiutarsi di ricordare anche i fatti piu chiaramente ricostruiti è conferma della sua complicità, anche senza considerare le altre prove a suo carico. La complicità di Cesare Rossi non è cosi'.incontestabilmente provata come 28 Requisitoria Santoro. [N.d.C.] 20 "Corriere della Sera," 2 dicembre 1925. [N.d.C.] 30 Villari (The Fascist Experiment, cit., pp. 67-69, IOo) cosi scrive: "Tra le persone so– spette di complicità nei fatti erano Cesare Rossi, Filippo Filippelli, e Giovanni Marinelli. Mari– nelli era stato assai poco in contatto con Rossi e Filippelli, e il loro unico rapporto col governo èra stato tramite Finzi. (. .. ) Da tutti i procedimenti preliminari non era emersa nessuna prova concreta che incriminasse il governo o i capi del partito fascista. " Avendo tanto innocente– mente posto le sue basi, Villari può deplorare con giusta indignazione " la tempesta di vio– lente accuse e velenosi attacchi, accuse nessuna delle quali appare basata su niente piu che congetture sensazionali e la voglia di scandalo e di calunnia. " La verità è che Rossi, insieme ad Acerbo, Bianchi, Finzi e Giunta, era membro della commissione conosciuta come " pentar– chia, " che redasse la lista dei candidati fascisti per le elezioni parlamentari dell'aprile r 924. Subito dopo, nel giugno 1924, Rossi e Marinelli, con Forges-Davanzati e Melchiorri, forma• rono l'esecutivo centrale ("quadrumvirato") del partito. Inoltre Marinelli, come segretario amministrativo del partito, e Rossi come capo dell'ufficio stampa, e tutti e due come membri del " quadrumvirato, " appartenevano al gruppo degli amici fidati, di cui Mussolini, nel suo discorso all'assemblea del P.N.F. il 28 gennaio 1924, parlò nei seguenti termini: "Quelli che sarebbero i cattivi consiglieri del buon tiranno sono cinque o sei persone che vengono da me tutte le mattine, al quotidiano rapporto, per farmi conoscere tutto quanto succede in Italia. (. ..) Devo dichiarare che per guesti che sono i collaboratori piu diretti della mia fatica quo• tidiana e che specialmente spartiscono con me il pane salato della diretta responsabilità del governo fascista, esprimo qui in vostra presenza tutti i sensi della mia amicizia e della mia gratitudine. " Finzi era semplicemente sottosegretario agli Interni, e non era intermediario né ufficiale né semiufficiale tra Mussolini e gli altri capi del partito. 210 BiblotecaGino Bianco

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