Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia nel settembre 1925 è quello del deputato fascista Casalini. Casalini infatti fu ucciso da una revolverata sparata da un certo Corvi, un uomo dedito all'ubriachezza, che soffriva di mania di persecuzione, che frequentava i circoli fascisti ed era solito recarsi all'abitazione di Casalini. Si trattò di un delitto comune che nulla aveva a che fare con la politica. 114 Sarebbe altret– tanto ragionevole includere nel "Libro dei martiri" i nomi dei fascisti uccisi in incidenti ferroviari o rimasti vittime di epidemie influenzali. Luporini, che fu ucciso a Firenze nell'ottobre 1925, è cqnsiderato come uno dei dieci "martiri" per il periodo dall'ottobre al dicembre 1925. Nel "Libro dei martiri" del 1927, il nome di Giuseppe Franci appa– rirà come quello del giovane camerata "vittima a New York della delin– quenza sovversiva," come annotava il Popolo d'Italia del 27 gennaio 1927, che pubblicava un ritratto della nuova vittima. All'arrivo a Genova del piro– scafo Biancamano (18 gennaio 1927) una grande manifestazione fascista sa– lutò la salma della "gloriosa vittima del dovere massacrata dai vili rinne– gati anti-italiani di New York." La verità è che il 22 dicembre 1926, il giornale fascista di New York, Il Progresso italo-americano, annunciava la morte di Gino Franci al Roosevelt Hospital avvenuta in seguito ad ulcera cancerosa dello stomaco. Lo stesso giornale, nel numero del 7 gennaio 1927, annunciava che la salma del "compianto fascista Gino Francis" era partita il giorno prima sullo stesso piroscafo Biancamano, in arrivo a Genova il 18 gennaio. Un giornale italiano di New York, Il Martello, nel suo numero del 12 marzo 1927, pubblicava il facsimile del certificato medico, dove si di– chiarava che il suddetto Gipo Francis era morto "in seguito alla perfo– razione di una ulcera duodenale." Certamente vi sono ancora tra i fascisti, e specialmente tra i piu gio– vani, uomini di coraggio pronti a dare la vita per il loro ideale. Ma, nella maggioranza dei casi, parlare di un fascista ucciso o ferito durante episodi di guerra civile come di un "eroe" o di un "martire" è tanto assurdo quanto applicare quelli stessi termini ad un apache che inaspettatamente rimane ucciso da coloro che egli intendeva fare sue vittime. Senza dubbio ci vuole del coraggio a essere un apache, ma questo coraggio non va con– fuso con l'eroismo. 114 Villari (The Fascist Experiment, p. 77) asserisce erroneamente che l'uccisore era un comunista, e afferma che " il delitto non fu meno orribile di quello Matteotti. " Pare che non si accorga della differenza tra il delitto commesso da un ubriaco e quello commesso a sangue freddo da cinque uomini che agivano dietro ordini dei capi del partito al potere. Dopo che queste parole erano state pubblicate nell'edizione americana della presente <;>P~ra,ebb~ luogo alla Corte di assise di Roma il processo di Corvi. La giuria dichiarò il Corvi msano di mente e quindi non responsabile delle sue azioni. In seguito a questa sentenza, il Corvi fu rinchius_o in un manicomio (" La Stampa, " 16 giugno 1927). Dalle cronache ufficiai~ del processo n– sulta che il Corvi affermò che intendeva vendicare l'assassinio di Matteotti. Anche se, con– trariamente alle abitudini del regime fascista, questa versione fosse vera? il delitto di un pazzo non sarebbe perciò un delitto politico. La rivoltella u~ata dal Corvi appa_rt_e~eva all~ dotazione della milizia In che modo l'arma venne nelle mani del pazzo? I giudici 1strutton non seguirono le indagini lungo questa linea. Ciò nonostante la stampa fas 7is!a li rin:iproverò di non aver scoperto i complici, come pure rimproverò la giuria per aver d1ch1arato l'imputato insano di mente. (" La Tribuna," 18 giugno 1927.) 202 BiblotecaGino Bianco I

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