Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatum fascista in Italia Ma appena la guerra iu finita, gli uomini politici scoprirono che nessuna di queste promesse poteva essere mantenuta, e subito si affrettarono a di– menticarsene. Ma il popolo non dimenticava: ai capitalisti l'arrosto, si disse, ai soldati il fumo. Se non si potevano n1antenere promesse impossibili, almeno si sareb– bero dovute evitare delle sofferenze inutili. Invece non si riusciva a con– cedere le pensioni alle famiglie dei caduti e dei feriti, e le necessarie visite di controllo a chi si dichiarava invalido, se non dopo ritardi esasperanti. Questo in parte era dovuto al disordine abituale delle amministrazioni mili– tari di tutti i paesi, e in parte al fatto che i comandi militari tiravano in lungo le pratiche il piu possibile per evitare la smobilitazione. Cosf i pove– retti che ne erano le vittime avevano l'impressione di essere frodati nei loro diritti dalla cattiva volontà del "governo " e dei borghesi. Nello stesso tempo il paese si trovava di fronte ad una grave crisi econo– mica. Durante il corso della guerra e nei primi mesi del dopoguerra, si era giunti a degli accordi tra le potenze alleate e il governo italiano, mediante i quali la sv~lutazione della lira era stata impedita o limitata. Ma a partire dalla seconda metà del 1919, il governo italiano dovette tornare a fare affidamento soltanto sulle proprie risorse; di conseguenza l'Italia si trovò ad attraversare una crisi finanziaria simile a quella francese del 1925-26. 2 Si ebbe quindi un aumento dei prezzi ed un generale sconvolgimento economico. 3 Nelle città come nelle campagne, per far fronte all'aumento dei prezzi, i lavoratori si mettevano in sciopero chiedendo salari piu alti, e gli impiegati statali segui– vano il loro esempio. Intanto, procedendo la smobilitazione, nel corso del 1919 e del 1920, circa 160.000 ufficiali posti in congedo venivano gettati sul mercato di lavoro. Tra questi, i migliori se ne tornarono tranquillamente alle loro case cercan– dosi poi una occupazione, tal quale i reduci delle masse anonime di operai e contadini. Ma per molti altri non era impresa facile trovar di che vivere. Chia– mati sotto le armi quando avevano diciannove o vent'anni, non avevano im– parato altro mestiere che quello del soldato. Molti, che prima della guerra erano impiegati, piccoli professionisti o bottegai, si erano guadagnati i gradi di ufficiale; con ciò si erano abituati ad aver qualche soldo da spendere, ave- rivo~uzione francese" (" Corriere della Sera," 21 nov. 19118). Quello stesso giorno, un ex– presidente del Consiglio, Salandra, che doveva diventare uno dei padrini del movimento fascista proc_laryiò: ".Oggi. ancora autorevolmente è_ stato detto che la guerra è rivoluzione. Si, grande'. s~ntlss1ma nvoluz1one. (... ) Nessuno pensi che, passata la tempesta, sia possibile un pacifico nto_rno all'antico. ç...) Nessuno pensi che possano piu giovare le antiche consuetudini di vita pacifista " (" Cornere della Sera, " ibidem). Se queste erano le manifeste opinioni di due presidenti del Consiglio, uno dei quali apparteneva alla estrema destra conservatrice, ci pos– siamo facilmente immaginare a quale punto di esaltazione fossero le aspettative dei rivolu• zionari di estrema sinistra. 2 Il costo medio di 100 franchi svizzeri era di lire 130 nel dicembre r918;:152,32 nel giugno 1919; 241,67 nel dicembre 1919; 308,48 nel giugno 1920; 441,02 nel dicembre 1920. 9 Assumendo come indice 100 la media dei prezzi italiani nel 1913, i numeri indici nel corso del 1919 e 1920 hanno il seguente andamento: 1919: giugno 451, dicembre 576; 1920: gennaio 639, febbraio 701, marzo 758, aprile 836, maggio 831, giugno 795, luglio 761, agosto 778, settembre 825, ottobre 829, novembrf' 844, dicembre 825. 4 BiblotecaGino Bianco

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