Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Mi domando se il corrispondente del Morning Post sia ugualmente me– more della mancanza italiana di ripugnanza per lo spargimento di sangue giudicando le violenze non fasciste. Ma è chiaro che nella sua premura per "l'obiettività" egli ha dimenticato diversi fatti fondamentali. È anche troppo vero che gli italiani non condividono la ripugnanza per lo spargimento di sangue che è sentita dalle nazioni piu civili. Ma quando in Italia gover– navano i "corrotti principi del liberalismo e della democrazia," i delitti era– no perseguiti e puniti, qualunque fosse l'opinione politica delle parti colpe– voli. E durante i cinquant'anni del "vecchio regime" i delitti diminuirono costantemente, anche se non con quella rapidità che si sarebbe desiderata. Tutti in Italia trovavano in essi motivo di vergogna, cercando di cancellare il disonore che ne conseguiva. E nessun giòrnalista straniero cercava di trovare per essi delle scuse. Quanto agli agenti provocatori e agli " elementi indesiderabili " sui quali si fa ricadere la responsabilità per gli atti di violenza, mentre i veri fascisti sono da ritenersi innocenti come agnelli, lo stesso Mussolini ha ufficialmente avallato la spiegazione trovata sei mesi prima dal corrispondente del Mor– ning Post. Nell'intervista al Mati'n del 15 novembre 1926, dopo l'attentato Zamboni, Mussolini spiegò che le rappresaglie che ne erano seguite erano " errori (/) commessi da persone espulse dal fascismo e da agenti provoca– tori." 111 E la stessa spiegazione fu ripetuta nel Consiglio dei ministri del 6 dicembre: Naturalmente, come sempre accade nei momenti di pubblica eccitazione, accanto alle masse degli esultanti e dei puri, comparvero elementi di dubbia origine, molti espulsi dal fascismo, altri agenti provocatori o pescatori nel torbido. A costoro si devono in gran parte gli incidenti piu gravi che si svolsero fra il I e il 4 novembre. (...) Dichiaro ancora che molte violenze (...) furono esplosione di delinquenza comune o di rancori privati. 112 Questa spiegazione ignora il fatto che gli atti di violenza, quando com– mess~per uno "scopo nazionale," rimangono impuniti: essi non vengono per– seguiti a termini di legge; e se cosi'.fosse, gli imputati sarebbero rilasciati o amnistiati e trasformati in eroi. Cosi'.stando le cose, è ridicolo attribuire i de– litti fascisti ai comunisti o ad agenti provocatori (pagati da chi?). . Quando non è possibile nascondere che gli autori dei delitti non sono co– munisti e neppure agenti provocatori ma fascisti, la propaganda cerca di scu– sarli dicendo che tali azioni sono una inevitabile ritorsione contro le aggres– sioni di cui sono vittime i fascisti. In una lettera al Duce del 12 settembre 1925, Farinacci, allora segre– tario generale del partito fascista, affermò che dal settembre 1924 al settem– bre 1925 altri 55 nomi si erano aggiunti alla lista dei "martiri" fascisti. Vil– lari, nella Saturday Revi·ew del 14 agosto e del 4 settembre 1926, affermò che, secondo l'associazione delle vedove e delle madri delle vittime fasciste, il 200 111 " Corriere della Sera, " 16 novembre 1926. 112 " La Stampa, " 7 dicembre 1 926. BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=