Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il diritto di uccidere Dal modo ambiguo come mi rispose al t 7 lefono (Mussolini) 109 capii che era un'ag– gressione di Stato, manufatturata in famiglia. (...) Prima da un apparecchio ha fatto vista di adirarsi; evidentemente aveva intorno della gente. Però piu tardi mi ha chiamato dal filo diretto e, dopo avermi chiesto altri particolari, ha chiusa la comunicazione dicendomi che: " aveva fatto colazione con maggiore appetito. " 110 Nei suoi appunti inediti dell'agosto' 1927, che sono in mio possesso, Rossi dà i seguenti particolari circa il discorso di Mussolini a Monterotondo: Mussolini voleva che fossi presente poiché si proponeva. di fare delle dichiarazioni politiche alle quali dovevo dare grande importanza attraverso i giornali amici. Il presi– dente fece un discorso breve, nel quale si dichiarava favorevole ad una riconciliazione, dicendo che era pronto a stendere la mano ai suoi oppositori, a condizione che questi non tenessero in serbo la spada della calunnia. Dopo il discorso, che io fui il primo a prendere sul serio, mi chiamò domandandomi di dare il maggior rilievo possibile al suo gesto di pace su tutti i giornali fascisti e .filofascisti, dandomi anche i suggerimenti per i titoli! E cosi fu fatto. Esattamente quattro giorni dopo, mentre Mussolini era a Milano a passare con la famiglia le feste di Natale, ebbe luogo l'aggressione ad Amendola. I nostri giornali, in assoluta buona fede e di propria iniziativa, misero a confronto il discorso conciliatorio di Monterotondo con la "avventata azione" contro Amendola. Mentre preparava l'aggres– sione ad Amendola, Mussolini preparava al tempo stesso una contromanovra col suo di– scorso conciliatorio, allo scopo di allontanare da sé ogni sospetto di complicità con gli aggressori. E per far si che la manovra potesse piu sicuramente riuscire ad ingannare il popolo italiano, Mussolini cominciava con l'ingannare il capo del suo ufficio stampa! 110 bis 7. Eroismo fascista. Quando i delitti non possono essere nascosti al mondo esterno, i pro– pagandisti fascisti hanno un sistema sorprendente per assolvere il loro par– tito da ogni responsabilità. Scoprono che i delitti non sono stati commessi dai fascisti, ma dai comunisti. Per esempio, il 23 aprile 1926, uh corrispon– dçnte del Morm·ng Post affermava: L'attenzione straniera si è appuntata principalmente su di esse (le violenze che an– cora hanno luogo) e che hanno portato al fascismo grande discredito. Ma obbiettivamente vanno ricordati certi fatti. Primo, che chi ha vissuto in Italia sa bene che in quel paese lo spargimento di sangue è considerato con assai meno rigore che non in Inghilterra (...). Se– condo, che senza dubbio nei primi tempi del fascismo molti elementi indesiderabili entra– rono ndl partito al solo scopo di far man bassa. In precedenza questi individui si trova– vano tra le file dei comunisti, ma quando il fascismo sembrò offrir loro maggiori ·occa– sioni di compiere impunemente degli atti di brigantaggio, essi divennero fasc~sti (...). Sfor– tunatamente, di tali individui ce ne sono ·ancora e nei momenti critici essi tornano a galla per quello che sono. Dopo tutto non è neppur necessario che questi mascalzoni mostrino obbedienza al partito: tutti possono comprare una camicia nera. E tuttavia molti sono con– vinti che sia all'interno che all'esterno del partito vi siano. agenti provocatori, che delibe– ratamente incoraggiano o compiono atti di violenza, anche se i fascisti sono poco disposti ad ammetterlo. 100 Il 26 dicembre 1923, Mussolini era a Milano per le feste natalizie. · 110 Memoriale Rossi, 15 giugno 1924 (il testo ne" Il Mondo," 28 dicembre 1924. [N.d.C.]); deposizione del 23 giugno 1924; appendice A, par. 7, 8. ' 110 bi• Cit. trad. Cfr. p. 205, nota r. [N.d.C.] 1 99 'Bibloteca Gino Bianco

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