Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia gli "organi della opinione pubblica" avrebbero fatto pressione sul governo francese per dare a Mussolini la moderata soddisfazione che egli esigeva, appunto l'espulsione di alcuni rifugiati. Il popolo francese, che aveva già tanti guai per suo conto, non avrebbe potuto vedere ragione alcuna di far cor– rere al paese gravi rischi con l'Italia per salvare pochi rifugiati. Il governo francese avrebbe trovato difficile resistere a tale pressione, anche se lo avesse desiderato. Quindi alcune dozzine di rif!-,lgiatisarebbero stati espulsi. In tutti i paesi il Duce e i suoi giornali avrebbero strombazzato questo risultato come un successo "imperiale," raggiunto dal piu grande statista e guerriero del mondo. Tutta questa manovra non era niente altro che uno sfacciato bluff. Al momento in cui la "scoperta" stava per essere matura, inaspettata– mente, il 31 ottobre 1926 a Bologna, un vero attentato contro la vita di Mus– solini fu compiuto da un fascista infedele, il sedicenne Anteo Zamboni. Que– sto attentato genuino fu utilizzato per mettere in opera il programma di rap– presaglie già preparato come conseguenza di quello falso. La stampa fascista denunciò nell'attentato Zamboni "la mano dello straniero." Le squadre fasci– ste bastonarono gli oppositori del regime e assalirono le loro case gridando non soltanto "Viva il Duce! " ma " Morte alla Francia! " e alla stazione di Ventimiglia ferrovieri francesi vennero maltrattati. I consolati francesi a Ven– timiglia, Tripoli e Bengasi vennero aggrediti. Nelle strade di Milano si udi– rono le grida di "A Parigi! A Parigi!" I giornali francesi, inglesi e ameri– cani legati alla propaganda fascista incominciarono a deplorare il diritto di asilo concesso ai rifugiati italiani in Francia. Improvvisamente, il 3 novembre, la polizia francese arrestò Ricciotti Ga– ribaldi, che confessò il suo ignominioso reato. Il governo francese poteva dimostrare che la polizia francese non soltanto non era rimasta inattiva, ma che i complotti organizzati in Francia erano opera di agenti provocatori ita– liani e di alti ufficiali della polizia italiana, che viaggiavano con passaporti falsi rilasciati loro direttamente dal governo di Mussolini. Sconcertato dal come erano andate le cose, l' "invincibile" Duce fece in tutta fretta macchina indietro. Protestò che era sinceramente, profondamente, indicibilmente scandalizzato, affiitto e disgustato per gli incidenti antifrancesi che avevano avuto luogo in Italia. Presentò le sue scuse con tre note separate, una per ciascun incidente, di Ventimiglia, Tripoli e Bengasi. 101 Non con– tento di queste scuse ufficiali presentate al governo francese, si scusò anche con il pubblico francese, e in una intervista concessa al Matin cosf dichiarò: Ebbene tutto è accomodato. Ho avuto col Governo francese (...) le spiegaz_ioni piu franche e penso piu soddisfacenti. (...) Dirò che queste manifestazioni antifrancesi vanno decrescendo. Quelle che hanno avuto luogo in occasione dell'ultimo attentato erano molto meno gravi di quelle che si sono avute a Livorno in occasione dell'attentato precedente. (...) Quali che siano le circostanze occasionali io giudico questo genere d'incidenti assolutamente 1 0 1 " Times, " ro novembre 1926. BiblotecaGino Bianco

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