Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia il complotto si era preparato in Francia; quindi il governo francese era ve– nuto meno sia nella capacità che nel desiderio di prevenire il crimine. Ragio– nando di questo passo si potrebbe altrettanto giustamente asserire che, sicco– me l'attentato si era compiuto in Italia, il governo italiano era venuto meno sia nella capacità che nel desiderio di prevenirlo. Ma la stampa fascista si limi– tava ad accusare la Francia. Mussolini in persona nel suo discorso ai fascisti di Roma, l'n settembre, pronunziò le seguenti minacce: Da questa ringhiera io voglio pronunciare alcune gravi parole, che debbono essere esattamente interpretate da chi di ragione: Bisogna finirla! Bisogna finirla con certe tolle– ranze colpevoli ed inaudite se veramente si tiene all'amicizia del popolo italiano, amicizia che episodi di questo genere potrebbero fatalmente compromettere. 98 I fascisti compresero subito a chi fossero dirette queste parole, e aggre– dirono i consolati francesi di Venezia e Livorno. Naturalmente nessuno degli assalitori venne denunciato; erano tutti "persone ignote." Siccome gli attentati genuini çommessi da uomini che provenivano dalla Francia si erano dimostrati tanto utili per sfruttarli contro quel paese, dato che il Duce ne era sempre uscito incolume, Mussolini e i suoi amici si die– dero a fabbricare un finto attentato su suolo francese. Uno dei nipoti degeneri di Garibaldi, Ricciotti, era in contatto con un agente segreto della polizia italiana, certo Sala, con un ufficiale di polizia di grado elevato, certo La Polla, e col barone Romano Avezzana, ambasciatore italiano a Parigi. La Polla, all'insaputa del governo francese, viaggiava in Francia sotto falso nome con un passaporto rilasciatogli dal governo italiano. Ricciotti si faceva scrivere all'indirizzo dell'ambasciatore, che incontrava di nascosto al caffè Fouquet negli Champs Elysées. Per servizi resi negli ultimi mesi del 1925 e nel 1926 ricevette 640.000 lire. 99 Il 5 ottobre 1926, Ricciotti Garibaldi doveva incontrarsi a Parigi con tre anarchici, Meschi, Diotallevi e Fantozzi, ai quali, offrendosi di pagare lui le spese, proponeva di andare a Roma e assassinare Mussolini. A Roma un altro anarchico, Scivoli, compaesano di Lucetti, avrebbe provveduto a procurare alloggi ai cospiratori sino al momento dell'attentato. Il 14 ottobre, Ricciotti Garibaldi domandò a Scivoli di portare a Roma alcune lettere indirizzate a Domizio Torrigiani, gran maestro della Massoneria, a Eugenio Chiesa e Ci– priano Facchinetti, deputati repubblicani, a Ravasini e Gambelli, repubbli– cani massoni. Il 16 ottobre, Ricciotti doveva di nuovo incontrarsi con Meschi e con gli altri confederati, e chiese a Meschi, che era stato sergente nella "Le- .gione garibaldina" del 1924,1° 0 di consegnare a Lucetti. una tessera di mem– bro di tale organizzazione. Il 1 ottobre convocò Scivoli a Nizza e chiese il suo passaporto, con la scusa di farlo rinnovare dal vice console di Nizza. 08 " Popolo d'Italia, " 12 settembre 1926. [N.d.C.] 00 Deposizioni di Ricciotti Garibaldi, 3, 7, 8, 9 novembre 1926. . 100 Nella seconda metà del 1924 faceva finta di organizzare delle legioni per invadere l'Italia e fare una rivoluzione. 1 94 BiblotecaGino Bianco

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