Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il diritto di uccidere a) Tra le violenze ordinate da Mussolini, Rossi e Finzi parlano della bastonatura inflitta ad Amendola il 26 dicembre 1923. Tale accusa è confermata dall'individuo che eseguf l'ordine. Vico Perro– ne, un capomanipolo della milizia, in una lettera del 29 giugno 1924, con– fessò di avere avuto ordine da De Bono e dal console della milizia Candelori di infliggere una bastonatura ad Amendola: Dato il nome dell'on. Amendola, la cosa mi impressionò; rp.a di persona potei accer– tarmi che pure S. E. Mussolini voleva che cosf si facesse. Seguirono dei colloqui con S. E. il generale De Bono il quale dispose tassativamente che l'on. Amendola fosse soltanto bastonato. 74 Il Popolo d'Italia del 27 dicembre commentò l'aggressione contro Amen– dola nel modo seguente: ... episodio come ne sono avvenuti molti in Italia, specialmente durante il periodo bolscevico, 75 ed anche all'Estero e come ne potranno accadere ancora se i sistematici oppo– sitori, in maggiore o minore malafede, del governo fasci~ta non si convinceranno che è ora di smetterla. Il Popolo d'Italia si pubblica a Milano. In quel momento lo stesso Mus– solini era a Milano, e questo articolo, anche se non fu effettivamente scritto da lui, certamente ebbe in anticipo il suo benestare. b) Rossi e Finzi attribuiscono a Mussolini l'ordine della bastonatura som– ministrata il r 2 marzo r 924 alla stazione di Milano a Forni che era candi– dato per le elezioni politiche. I giornali del 29 novembre 1924 pubblicarono il testo di una circolare in data 1 r marzo 1924, firmata da Francesco Giunta, deputato e segretario gene– rale del partito fascista, con la quale si ordinava la bastonatura di Forni. La circolare contiene il seguente brano: Presi ordini dal Presidente del Consiglio e duce del Fascismo, su concorde parere del direttorio nazionale, i signori segretari provinciali dovranno considerare come i piu temi- 1 bili nemici del fascismo i signori Sala e Cesare Forni. In conseguenza di ciò, e parallela– mente alle istru:tioni impartite dal Capo del Governo ai prefetti delle provincie, dovrà ai suddetti due signori essere resa impossibile la vita nelle provincie dove hanno interesse a · creare maggiori dissidi (...). Non dovranno essere permessi né comizi né conferenze: in 74 A. DE AMBRIS, Amendola: fatti e documenti, Toulouse, Exoria, 1927, p. 24. Questa lettera fu scritta durante il periodo di panico fascista dopo il delitto Matteotti. Dumini, Mari– nelli, Rossi, Filippelli, Putato, Volpi, ecc., erano in prigione. Tutti coloro che avevan com– messo dei reati in obbedienza a ordini dei loro superiori vivevano adesso nel terrore di essere a loro volta abbandonati al corso della giustizia, se non eliminati. Vico Perrone, autore della lettera, era uno di questi. Egli consegnò la sua confessione ad un ufficiale dell'esercito, il maggiore Vagliasindi, che era stato suo superiore durante la guerra. Oltre questa lettera, Perrone scrisse un resoconto piu circostanziato dei fatti, che può essere consultato nel volu- metto di De Ambris, pp. 25-26. • 75 Per quanto riguarda i membri del Parlamento, questa affermazione non corr.isponde assolutamente al vero in Italia, per il periodo precedente il maggio I 9 I s. Nel maggio. ~ 9I 5 · . furono malmenati tre membri del Parlamento, sebbene non gravemente, per la loro opposizione all'entrata dell'Italia in guerra, Dal maggio 191 s sino al 1920, incidenti del genere rimaser_o estremamente rari. È col 1920-21 che i fascisti introdussero nella vita politica italiana l'abi- tudine di bastonare e anche uccidere i membri del Parlamento. ·BiblotecaGino Bianco

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