Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il diritto di uccidere dei suoi sentimenti politici e nazionali" l'accusa che egli fosse antifascista e massone, risultava " destituita di fondamento "; al contrario, sin dal 1 gen~ naio 1923 egli era iscritto al partito fascista. 49 Anche il ragionier Carrer era per cos1 dire nella stessa situazione "giuridica" (vedi sopra, p. 154). L'rr dicembre 1925, ci fu un altro processo relativo al saccheggio dei locali della pasticceria Chiapella. Anche il Chiapella produsse un certificato ufficiale, con il quale il commissario fascista dichiarava che egli non era né ·un massone né un antifascista. 50 . Al processo della squadra di Pontassieve, uno degli avvocati difensori disse: La verità è questa: quando a Roma si conobbero i primi episodi (cioè, quelli della sera del 3 ottobre), dal ministero dell'Interno venne diramato l'ordine che non dovessero verificarsi piu disgustosi episodi. (...) La verità è che quando si senti dalla polizia fioren– tina che bisognava rendere conto dell'avvenuto, tutta la colpa venne riversata sulle spalle di quei villici di Pontassieve e delle campagne circonvicine. 51 In tal modo l'avvocato difensore cercava una giustificazione alla conclu~ sione che sarebbe stato giusto, retto e generoso di assolvere anche "i villici." Ma senza volerlo le sue parole mettevano in luce la mistificazione di questi processi, per cui si procedeva soltanto contro i minori responsabili, dato che lo scopo reale era di gettare la polvere negli occhi del pubblico. Dopo queste poche condanne che all'estero furono sbandierate come una prova della giustizia fascista, la giustizia fascista si prese un meritato riposo. Il 7 dicembre 1925, quattordici persone, accusate di aver saccheggiato il 3 ottobre la farmacia Caparotta a Legnaia, ottengono la libertà provvisoria. Ventisette fascisti di Prato, accusati di saccheggio con violenza e contro i quali sono stati emessi mandati di arresto, ottengono la libertà pro~visoria. 52 Il 3 marzo, cinque persone, accusate per l'assassinio di Consolo, sono prosciolte per " insufficienza di indizi. " 53 . L'8 marzo 1926, otto persone, accusate di avere invaso e saccheggiato, nella notte del 3 ottobre 1925, la villa Baldi, sono condannate a pene ridicole, fra cui la piu grave è a cinque mesi di prigione con la condizionale. I pro– prietari della-villa hanno ritenuto prudente non costituirsi parte civile. 54 Il 20 marzo 1926, sette persone accusate di aver saccheggiato un negozio appar~ tenente al rigattiere Enrico Ricci, vengono assolte, perché il proprietario del negozio ritiene prudente di non riconoscere in nessuno gli assalitori. 55 Nel maggio 1926, ventiquattro fascisti di Prato vengono condannati a pene ridi~ cole per aver fatto irruzione in una casa privata saccheggiandola. Il 17 giugno 1926, il direttore di Battaglie Fasciste e gli altri capi del Fascio che, insieme a 49 Ibidem. 50 "La Nazione, " 12 dicembre 1925. 51 "La Stampa,,, 26 novembre 1925; cfr. "La Nazione," stessa data. 52 "La Nazione, " 4 e 7 dicembre 1925. 53 "La Nazione, " 2 marzo 1926. 54 " Corriere della Sera, " 9 marzo r 926. 55 "La Stampa," 21 marzo 1926. ~loteca Gino Bianco , 1 79

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