Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia aveva ordinato l'espulsione dal partito fascista di 53 persone. Due degli espulsi furono arrestati. Queste misure erano prese in buona fede? Neanche per so• gno ! Lo stesso Balbo dichiarò ufficialmente: Può darsi che fra gli espulsi e gli espellendi si trovino individui che hanno a che fare con gli episodi dei primi di ottobre, come può darsi che non ve ne sia alcuno. (...) Il mio incarico è quello di epurare il fascismo fiorentino e di condurre una inchiesta privata di partito: all'accertamento di responsabilità penali provvede, come è suo dovere, l'autorità giudiziaria. 45 Nello stesso tempo, Balbo, in un manifesto ufficiale in data 12 ottobre, tracciava le linee lungo le quali avrebbe dovuto esser condotta l'inchiesta della polizia e della magistratura: Al principio autoritario dell'organismo gerarchico (...) ogni azione di individui e di gruppi contro le persone, gli averi, o gli interessi di questo o quell'avversario, ogni rap– presaglia non autorizzata, ogni offensiva arbitraria, non solo ripugnano e contrastano, ma nuocciono profondamente. 46 Pochi giorni dopo lo stesso Mussolini, nella rivista Gerarchia dell'otto– bre 1925, ripeteva questa parola d'ordine: La violenza è morale quando sia tempestiva, chirurgica, cavalleresca. Ma quando il Partito della Rivoluzione ha in mano il Potere, la violenza dev'essere negli strumenti e nei fini esclusivamente statale. Il Partito deve limitarsi a creare e mantenere un ambiente cc simpatico " per l'esercizio di questa eventuale violenza di Stato. La violenza privata, individuale, incontrollabile, è anti-fascista. ( ...) Il popolo italiano comprende in certe circo– stanze eccezionali l'esercizio di una violenza - quella dello Stato che si esplica attraverso le sue forze armate - ma non l'esercizio supplementare di violenze individuali. 47 In tal modo polizia e magistratura avevano avuto la loro imbeccata: deve procedersi soltanto contro le rappresaglie arbitrarie e non autorizzate; le rappresaglie autorizzate sono legittime e vanno lasciate impunite. Ma negli altri paesi il pubblico non afferra questa distinzione. Vede che hanno luogo dei processi, che si pronunciano alcune condanne, e crede nella giustizia del governo fascista. Cosf alla tragedia fa seguito la farsa. Il processo che si svolse a Firenze dal 21 al 24 novembre 1925, e in cui quindici degli imputati furono condannati, riguardava le imprese compiute la mattina del 4 ottobre da una squadra venuta da Pontassieve. Queste azioni non erano state "autorizzate." Dei due fratelli Breschi, uno non si era mai occupato di politica, e l'altro "era stato sempre un fiancheggiatore leale e sin• cero del fascismo e aveva abbandonato la Massoneria sino dal sorgere del fascismo." 48 Uno dei fratelli Fini esibf un regolare certificato del commis• sario fascista, dove si dichiarava che "in seguito all'inchiesta per giudicare 45 cc La Nazione," 22 ottobre 1925. [N.d.C.:.] 46 "La Nazione," 13 ottobre 1925. [N.d.C.] 47 In una intervista al "Morning Post," 29 gennaio 1927, Mussolini ripeteva: "Per me la violenza è fondamentalmente morale. Ma le forze della vio!enza devono essere nelle mani di coloro competenti a gi,idarne le energie. " 48 "La Nazione, " 22 novembre 1925. Bibloteca Gino Bianco

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