Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia l'accusato non deve essere considerato come un criminale qualunque. I giu– rati di Bologna " bene, benissimo hanno fatto, a non confondere un episodio della nostra rivoluzione con i volgari delitti comuni." 28 Il 26 settembre 1925, quando il ras Carosi venne assolto dalla Corte di assise di Genova per l'assassinio del tipografo Rindi, all'uscita dalla Corte ven– ne salutato da una folla urlante, con trombe e bandiere. I fascisti di Pisa gli fecero dono di una medaglia d'oro per essersi reso meritevole di fronte alla patria. I suoi amici irruppero nell'abitazione del fascista dissidente Santini che aveva testimoniato contro di lui. Secondo il solito, i carabinieri arresta– rono il Santini. Il 19 novembre 1925, la sorella del Rindi, che aveva iden– tificato Carosi come uno degli uccisori del fratello, mentre stava tornando a casa dal lavoro fu colpita violentemente alla testa. Inutile dire che i suoi assa– litori rimasero " ignoti. " Anche gli uccisori di Don Minzoni al momento del rilascio ricevettero analoghe ovazioni. La Stampa del 1 aprile 1925 dava il seguente resoconto dei fatti: L'entusiasmo. col quale i fascisti salutano i loro camerati rimessi in libertà è quasi indescrivibile. Alcuni degli imputati assolti se ne ritornarono direttamente a casa in mac– china, ma gli altri presero parte a un corteo, preceduto da gagliardetti e bandiere, che si diresse al Fascio accompagnato da applausi lungo tutta la strada. 29 Durante il processo, Balbo, deputato fascista e che nell'ottobre seguente sarebbe diventato sottosegretario di stato, entrò in aula e con ostentazione abbracciò i principali imputati. 30 Gli assassini di Piccinini furono festeggiati nello stesso modo dopo la loro assoluzione. Il Corriere della Sera del 21 ottobre 1925 scrive: La notizia della sentenza è stata comunicata tosto ai fascisti che attendevano in istrada, i quali, incolonnatisi con alla testa due gagliardetti, si sono recati alla vicina Via delle Carceri, per attendere i prosciolti. Quando costoro sono usciti, alcune signorine hanno loro offerto quattro mazzi di fiori. Quindi si è ricomposto il corteo e, fra canti e alalà, i quattro prosciolti, portati sulle spalle, sono stati accompagnati alle rispettive abitazioni. L'Osservatore Romano del 22 ottobre 1925 cosi commentava questa dimostrazione: È questo il quarto processo dopo quello di Argenta (per l'assassinio di Don Minzoni), il quale per simile delitto finisce con l'impunità dei colpevoli. (...) Non è certo fuor di luogo aggiungere come intorno a tali processi debba cessare l'uso di clamorose dimostra– zioni inopportune di fronte alle vittime ancora invendicate. Dopo il delitto Matteotti, molto spesso le dimostrazioni fasciste, persino alla presenza del Re, furono accompagnate nel 1924 e 1925 dal grido di "Viva Dumini" (il capo degli assassini di Matteotti). 170 28 " çremona Nuova, " 7 marzo 1925. 29 Cit. trad. 30 "Corriere della Sera," 23 luglio 1925. BiblotecaGino Bianco

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