Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il diritto di uccidere L'avvocato difensore fascista prese in giro quella "ampollosa retorica" e chiese l'assoluzione. L'unica colpa degli accusati, disse, era che avevano posto fine alla tirannia dei rossi. La giuria, composta tutta di fascisti, negò la colpa degli accusati. Negò finanche che Regazzi avesse portato illegalmente armi, sebbene lui stesso l'avesse ammesso (6 marzo 1925). In tutti i casi citati sono le giurie fasciste che deridono la giustizia. In altri sono gli stessi magistrati che apertamente rinunciano ad ogni senso dell'onore. Bastino due esempi. Il 22 maggio 1925, ad Adria, una squadra di fascisti, dopo aver devastato l'abitazione e lo studio dell'avvocato Carlo Zen, dette l'assalto a un negozio di stoffe di proprietà dei due fratelli Chiaratti. Uno di questi oppose resistenza, uccidendo uno degli assalitori. I due fra– telli furono crivellati di colpi. Uno rimase ucciso, e l'altro rimase per parec– chi mesi tra la vita e la morte. Nessuno dei fascisti che presero parte all'assalto venne arrestato o incriminato. Ma quello dei fratelli che sopravvisse fu accu– sato dell'assassinio dell'attaccante che era rimasto ucciso. Il 25 febbraio 1925, egli venne assolto per avere agito in stato di legittima difesa, ma i giudici di– chiararono che gli aggressori fascisti erano " persone ignote, " pur dovendo ammettere che l'assalto aveva avuto luogo alla presenza di carabinieri coman– dati da un ufficiale superiore, che aveva consigliato le vittime a non opporre resistenza. 27 Nel novembre 1926, sei fascisti, accusati di avere ucciso il vigile Rossi, nella notte del 13 maggio 1926, vennero assolti dal giudice istruttore di Mi– lano, senza che si giungesse al processo, con la motivazione che non avevano agito con l'intenzione di uccidere, ma volevano semplicemente opporsi al de– ciso intervento del Rossi, che consideravano ingiusto e assolutamente inop– portuno. Queste due assoluzioni rivelano meglio di ogni altra lo stato di de– gradazione morale raggiunto da molti giudici italiani. 27 bis Spesso l'assoluzione di imputati fascisti è seguita da trionfali cortei. Quando, il 6 marzo 1925, tutti gli imputati dell'uccisione di Pietro Ma– rani furono assolti,. la sentenza fu accolta con grandi applausi e grida di "Viva Regazzi!" I fascisti nell'aula sollevarono Regazzi sulle loro spalle e lo portarono in trionfo cantando inni fascisti. Regazzi fu subito nominato membro della deputazione provinciale fascista. Farinacci, commentando la sentenza, sostenne che, in questo caso particolare, come in tutti i casi simili, 21 " Il Gazzettino, " 26 febbraio 1926. 27 b1 ■ Mentre preparo l'edizione inglese di questo libro (estate 1927 ), leggo nei giornali italiani che i magistrati di Reggio Emilia hanno recentemente assolto due fascisti accusati di aver tentato di trascinare con la forza Angelo Magli alla locale sede del Fascio; uno di questi due fascisti era già stato processato come complice nell'uccisione di Piccinini. La Corte di assise di Asti assolse tre fascisti, accusati di avere ucciso, il 29 agosto 192 5, Giovanni Colla, candidato antifascista nelle elezioni municipali di Calamandrea d'Asti. Net " Corriere della Sera" del 23 luglio 1927, si trovano una accanto all'altra due notizie, che con il loro con– trasto rivelano come oggi in Italia la giustizia sia travestita: sedici comunisti di Imola sono condannati a un totale di 137 anni di detenzione per aver tentato di ricostituire a Imola unà sezione del partito comunista; quattordici fascisti di Agazzino (Piacenza) vengono assolti dall'accusa di avere ucciso, il 27 novembre 1926, il giovane Egidio Meriggi. Anche il Me– riggi fu ucciso da " persone ignote. " 81bloteca Gino Bianco

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