Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia sparati due colpi contro un camion; Regazzi, lo "sconosciuto," l"' irreperi– bile, " andò a fare un'inchiesta insieme al delegato di pubblica sicurezza. An– cora "irreperibile" prese parte ad una riunione del Consiglio provinciale, pre– sieduta dal ministro della Giustizia, e insieme al ministro firmò allegramente un proclama. Nel 1924, quando l'assassinio di Matteotti sembrò aver profondamente scosso la dittatura fascista, i giornali di opposizione iniziarono una campagna perché Regazzi e altri fascisti, contro cui esistevano mandati di cattura, fos– sero arrestati. Vi fu un vero " scandalo Regazzi. " Il ministro della Giustizia, a scanso di responsabilità, gettò la colpa del mancato arresto sul ministro del- _ l'Interno. I fascisti di Bologna fecero dimostrazioni per Regazzi e proclama– rono la loro solidarietà con lui. I giornali fascisti lo difesero e lo lodarono. La polizia andò allora a casa sua per arrestarlo, ma Regazzi era stato già avvertito. Si disse che fosse stato lo stesso commissario di polizia ad avver– tirlo, al teatro, dove come al solito era andato a passare la serata. Finalmente, dopo negoziati ufficiali tra il governo e 1 capi fascisti di Bologna, Regazzi si costitul. Proprio quel giorno~ il segretario del partito, Farinacci, scnsse sul suo giornale Cremona Nuova: Essere arrestato per combattere i nemici della Nazione e del Fascismo è un onore. ( ...) Noi ci auguriamo che la magistratura assolva sollecitamente il suo compito, e siamo fin d'ora certi che il Regazzi sarà restituito al fascismo bolognese a cui diede e fede e entu– siasmo e sacrifici. (...) Se il Regazzi fu colpevole - ciò che è ancora da dimostrarsi - il suo delitto non può giudicarsi alla stregua di un delitto comune, ed egli come un volgare delinquente, ma bensf col criterio superiore della ragione di Stato, quella ragione per cui in ogni tempo passarono alla immortalità della storia, anche se violarono il Codice Pe• nale e le leggi dei loro tempi, i vindici dei supremi diritti delle Nazioni violati dalle ti– rannie di re o di demagoghi. Ed i fascisti, che non iniziarono e non svolsero la loro offen– siva contro il bolscevismo per scopi individuali, ma per un fine nazionale, non potranno mai condannare il Regazzi. 25 Quando si celebrò il processo a Bologna contro Regazzi e gli altri fasci– sti che avevano partecipato all'assalto del podere 11arani, sui muri nelle vici– nanze del tribunale si leggevano in grossi caratteri neri le parole "Viva Re– gazzi ! " Regazzi ammise di aver preso parte alla spedizione, ma negò di aver ·sparato il colpo mortale. Era stato un altro a sparare, ma lui non voleva dire chi. Le deposizioni dei parenti del morto, delle persone che avevano visto da lontano quello che succedeva, dei contadini che la "squadra" di Regazzi aveva aggredito prima di arrivare al podere Marani, furono precise, concor– danti e coraggiose. La vedova, quando ebbe terminata la deposizione, si volse alla giuria e disse: I signori giurati avranno anche loro delle mogli e dei figli e terranno conto della mia disgrazia. Forse quelli là saranno tutti assolti, ma non li assolverà la loro coscienza. 26 25 16 ottobre 1924. [N.d.C.] 26 "Corriere della Sera," 28 febbraio 1925. [N.d.C.] 168 BiblotecaGino Bianco

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