Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il diritto di uccidere aprile 1924. Questi fatti furono resi noti e provati nel novembre 1924, dal segretario della federazione fascista di Ferrara, Tomaso Beltrami, durante la crisi politica che fece seguito al delitto Matteotti, in un memorandum pub– blicato dal Popolo del 6 dicembre 1924. In seguito a queste rivelazioni, la causa venne riaperta, ma conclusasi la crisi politica, tutti gli imputati ven- nero assolti al termine del processo. , Tra le assoluzioni piu vergognose ne citiamo alcune altre a titolo di esempio. A Finale Emilia, in provincia di Bologna, una giovane contadina di quindici anni era stata arrestata per infanticidio. Essa dichiarò di essere stata sedotta, e che il suo amante, un fascista, l'aveva costretta ad uccidere il bambino. Per salvare quest'uomo dalla prigione, un seniore della milizia, certo Ferrari, cercò di costringere il padre della ragazza, un vecchio con– tadino di nome Baranti, a confessarsi colpevole di incesto con la figlia. Baranti rifiutò. Il 10 novembre 1923, Ferrari lo convocò al comando della milizia. Qui, con l'aiuto ~i tre militi, picchiò il vecchio a sangue e lo rin– chiuse poi in una cella finché non avesse accettato di confessarsi colpevole. Dopo due ore il vecchio fu fatto uscire di nuovo dalla cella e bastonato a tal punto che poco dopo moriva. L'ufficiale medico della milizia dichiarò che la morte era dovuta a paralisi cardiaca. La necroscopia provò che il Baranti era morto in seguito a frattura del cranio. Alcuni militi, complici nell'assassinio, confessarono. Tutti i testimoni furono concordi nel dichia– rare che il Baranti quella mattina era entrato nell'ufficio del comandante in perfetta salute, e ne era uscito cadavere. Altri testimoni avevano 'udite le grida dell'uomo, e fu cosi: possibile ricostruire questa tetra vicenda. Il processo si svolse nel novembre 1924. Il pubblico ministero chiese la condanna di tutti gli imputati. La sentenza della giuria fu che Ferrari e gli altri imputati non erano responsabili della morte del Baranti. La giuria arrivò perfino a dichiarare che gli accusati non avevano mai picchiato o ferito il vecchio. Questi perciò era stato ucciso da " persone ignote. " Anche Pietro Marani, di Molinella, sarebbe stato ucciso da " persone ignote." Ma in tale assassinio, tutti avevano riconosciuto Regazzi, e 1~ fami- . glia della vittima lo aveva denunciato. I giudici furono perciò obbligati a , emettere mandato di cattura contro di lui. Dal 15 settembre 1923 al 14 otto– bre 1924 quest'ordine non poté essere eseguito: i funzionari della polizia dichiararono che Regazzi era " sconosciuto " e " irreperibile. " Regazzi in– tanto girava per le principali .vie di Bologna, andava a teatro a Molinella, assisteva a pubbliche cerimonie insieme ad altre autorità fasciste, e faceva di– scorsi riferiti sui giornali. Era sempre "sconosciuto" e sempre "irreperi– bile " quando prese parte a un banchetto nel quale gli fu offerta una meda– glia d'oro. Fra gli invitati al banchetto c'erano il questore di Bologna e il. ministro della Giustizia. Invece di fare arrestare l'ospite d'onore sj acconten– tarono di scusare la loro assenza. Il 25 settembre 1924~ a Molinella, furono · jbloteca Gino Bianco

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