Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia centrazione di tutte le forze fasciste per impedire ad Amendola di tenere il suo discorso elettorale, non fu mai molestato in seguito a questo atto di violenza. Quando, il 5 aprile 1925, Amendola insieme ai suoi amici fu nuova– mente aggredito, la polizia intervenendo non arrestò neppure uno dei fascisti. In compenso vennero arrestati due amici di Amendola, e lo stesso Amendola venne accusato di avere aggredito col bastone un ufficiale della milizia. Quando i fascisti, il 3 giugno 1924, effettuarono una dimostrazione contro Amendola e gli altri deputati di opposizione, l'azione della polizia si limitò a salvaguardare i deputati da ogni violenza fisica, ma nessuno - degli aggressori fu arrestato. La connivenza tra pubbliche autorità e fascisti è anche piu evidente in occasione della quinta aggressione subita da Amendola il 20 luglio 1925. Si permise che un migliaio di fascisti, evidentemente convocati per tele– fono dalle località vicine, si concentrassero a Montecatini e assediassero per parecchie ore l'albergo dove alloggiava Amendola, mentre le autorità non fecero niente se non " tentare di calmare il sentimento pubblico. " Quando Amendola parti'. per Pistoia, la sua macchina venne accompagnata da un camion di carabinieri; ma questo camion spad del tutto poco dopo il momento dell'aggressz·one. Non c'è bisogno di dire che né a Montecatini né in seguito all'imboscata di Serravalle si procedette ad alcun arresto. Anche gli assassini di Matteotti sarebbero rimasti "ignoti" se il nu– mero della loro macchina non fosse stato notato dal portiere di una casa vicina, mentre erano in attesa di rapire la loro vittima. Il conte Guglielmo Salvadori, lettore all'Università di Roma, scrisse per il New Statesman del 1 marzo 1924, e per la W estmz·nster Gazette del 24 marzo 1924, due articoli contro il fascismo. Preceduta da minacce ed insulti, seguf subito la rappresaglia. Nel pomeriggio del 1 aprile una squa– dra di fascisti armati si presentò a Firenze alla sua abitazione, domandando se era lui l'autore degli articoli, e invitandolo ad andare al Fascio: altri– menti " una seconda loro visita sarebbe stata assai meno piacevole. " Det• tero la loro parola d'onore che non gli sarebbe stato torto un capello. Sai- .vadori, che non era uomo che cercasse di sottrarsi alle proprie responsa• bilità, si recò al Fascio. Mi trovai in una stanza - racconta Salvadori - circondato da una quindicina d'in– dividui (...). Dopo essere stato investito con le piu infami e sanguinose contumelie (tradi– tore, porco, bastardo, mascalzone, parassita, venduto allo straniero, ecc.) alle quali natu– ralmente non degnai neppure di rispondere, fui violentemente percosso al viso da uno al quale tennero dietro gli altri con sempre maggiori e piu frequenti percosse, finché grondavo sangue da tutto il mio viso, dalle gote, dal mento, dal naso, dalle orecchie (...). Inutile sarebbe stata ogni reazione (ero uno contro quindici o piul) (...). Ebbi solo un momento di debolezza, quando sfinito dai colpi e quasi svenuto, osservai semplicemente: "Pensino che ho tre bambini che mi aspettano! " E una sola volta protestai udendo vaga· mente tra le percosse un insulto infame contro mia madre, con le parole " Lascino stare mia madre: era una santa donna, ed è morta! " Ma a nulla valsero piu le proteste p_er BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=