Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Ci saranno sempre persone alle quali arriverà la menzogna e non la prova della sua falsità. L'aperta glorificazione del delitto è assai migliore di questo genere di bugia. Ecco ad esempio quanto scrisse nel 1923 Sir Perciva.1 Phillips, inviato speciale del Daily Mail: " Un pubblico atto di oltraggio alle istituzioni è oggi in Italia una forma di suicidio. Chi avesse intenzione di schernire la bandiera italiana farà bene prima a fare testamento. Un insulto al Re procura una dolorosa meditazione all'ospedale, se non il confino al camposanto. " 2 Nota B alla p. I27. I giornali stranieri legati alla propaganda o ignorarono del tutto quello che accadde in Italia in quei terribili giorni, o dettero soltanto delle vaghe notizie. In compenso il 25 novembre pubblicarono un comunicato ufficiale, che affermava: "Il capo del governo è del tutto soddisfatto dello stato di ordine che regna in gene– rale dopo l'attentato alla sua vita del 31 ottobre. Attualmente egli sta investigando perso- - nalmente sulle cause di alcuni disordini nelle provincie, allo scopo di determinarne la esatta natura. " Il testo del comunicato pubblicato in Italia era diverso. Esso diceva: "La tranquil– lità nazionale, che fu turbata dopo l'episodio del 31 ottobre, è stata ripristinata ovunque, immediatamente dopo. " 3 Non fu possibile pubblicare in Italia che il "capo del governo era del tutto soddisfatto dello stato di ordine che regnava in generale dopo il 31 ottobre." Il risultato delle "indagini personali " del capo del governo fu il seguente: " In .oltre sessanta provincie non accadde nulla di particolare. Nelle rimanenti si ebbero qua e là episodi di violenza contro persone e cose. Aggiungo che di molti incidenti si è data una versione esagerata. Castagnole di carta, ad esempio, sono state prese per bombe ad alto esplosivo. Talune devastazioni non sono avvenute. " 4 Tuttavia il papa non fu della stessa opinione. E nella sua allocuzione del 20 dicem– bre 1926, deplorò fortemente le azioni di violenza e le devastazioni commesse contro il clero e le organizzazioni cattoliche. "Con contegni che non risparmiarono né la santità del tempio, né la veneranda dignità del Vescovo, né il sacro carattere del sacerdote (...) con malvagi discernimenti che facevan ricercare i migliori fra i fedeli cattolici per sottoporli a piu duri trattamenti, loro e le loro organizzazioni e le loro opere di buona stampa. (...) Quanto piu bella e pro– mettente era la messe, tanto piu gravi e veramente lagrimevoli restano i guasti, le rovine, i danni. Fiorenti organizzazioni ed opere, frutto del coscienzioso e intelligente lavoro di tanti anni e di inenarrabili sacrifici (...) vennero in poco d'ora miseramente distrutte o se– riamente danneggiate e compromesse. " 5 Le parole del papa sono tanto piu significative quando si consideri che la Santa Sede non si preoccupava delle violenze contro persone che non fossero "fedeli cattolici." In un discorso alla Carnera il 26 maggio 1927, Mussolini dichiarò: "Le piccole prepotenze locali sono finite, gli illegalismi anche. (...) Vi dirò che 1D questi primi quattro mesi del 1927 gli incidenti seguiti da ferimenti sono stati undici in tutta Italia. In quattro mesi l'anno scorso, furono novantanove. " Novantanove: né piu né meno! Se non credete a questa cifra, andate sul posto e contate voi stessi. Ma se arrivate a un risultato diverso, state attenti, o vi ritroverete in– ternati. Nello stesso discorso del 26 maggio 1927, il Duce protestò contro l'affermazione che il fascismo fosse il regno del terrore. "Ma qui non si ha piu l'idea di quello che sia il terrore!" esclamò il Duce. C'è il terrore quando si ghigliottinano almeno venti persone al giorno, quando si annegano nei fiumi migliaia di persone, e altre migliaia si scannano in prigione, come accadde in Francia " tra il 1789 e il 1793 " (la cronologia è del Duce). 2 The Red Dragon and the Black Shirts, cit., p. 12. 3 "Corriere della Sera," 27 nov.embre 1926. 4 Relazione di Mussolini al Consiglio dei ministri del 6 dicembre 1926, "Corriere della Sera, " 7 dicembre 1926. 4 " L'Osservatore Romano, " 20-21 dicembre 1926. [N.d.C.] BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=