Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il regno del manganello rante il funerale e furono aperti per il resto del giorno: e qui ancora una volta egli evita il nocciolo della questione discutendo un particolare di poca importanza. (7) L' "eminente studioso" deve essere stato dotato da madre natura di un animo estremamente eroico: poiché trova ridicolo parlare di terrore in una città dove la polizia non si fa vedere mentre case e negozi vengono devastati e dei cittadini uccisi nei loro letti. Un altro inglese che in quello stesso tempo era a Firenze, scrisse nel Manchester Guardian del 17 ottobre 1925: " In tutta Firenze questa settimana è stato letteralmente impossibile persuadere qual– cuno, almeno tra le persone piu educate, a parlare dei fatti di fine settimana e a come ci si- era arrivati. Cosi come gli innocenti viaggiatori ferroviari rischiano sempre di essere disturbati dalle interferenze ufficiose di qualche iscritto al partito· fascista, allo stesso modo in ogni casa, ufficio e luogo di riunione è sempre probabile di trovarci una spia. La dela– zione è universale e il terrorismo assoluto - piu assoluto di quanto non abbia avuto occa– sione di riscontrarlo a Budapest dopo il rovesciamento di Bela Kun." Ovviamente questo inglese non ha l'animo intrepido dell'" eminente studioso" suo concittadino. (8) L' "eminente studioso" non spiega come fu che nel caso delle operazioni fa– sciste neppure uno di questi " criminali comuni " venne arrestato. (9) Della farsa dei processi ci occupiamo nel capitolo IV di questo libro. Pilati e Consolo erano " socialisti, " non " comunisti. " L' " eminente studioso " cambia le parole perché, forse, gli sembra naturale che i comunisti vengano assassinati davanti agli occhi delle loro mogli e dei loro bambini. Per dare una idea della sfrontataggine con cui alcuni filofascisti residenti in Italia, quando parlano o scrivono per il pubblico inglese, contraddicono anche i fatti piu noti, basterà un solo esempio. L'ex-segretario del partito popolare, Don Luigi Sturzo, che attualmente vive esiliato a Londra, cosi scrive nel suo libro ltaly and Fascism (p. 140): " L'uomo della strada, se al passaggio del gagliardetto fascista con su scritto ' me ne frego' non si leva alla svelta il cappello, corre il rischio che qualche fascista gli dia una manganellata nel capo. " Questa abitudine fascista ha sollevato tanti orribili incidenti che, nel novembre 1926, lo stesso governo credette necessario di porre tale abuso sotto controllo. Fu emanato un decreto che stabiliva in modo categorico in quali casi i cittadini avessero l'obbligo di le– varsi il cappello. Il Times (15 novembre 1926) cosi commentava la nuova misura: " Gli inglesi che non si scoprivano la testa al passaggio delle forze fasciste si tro– vavano senza tante cerimonie con i cappelli in terra ai loro piedi. Adesso un ordine fascista stabilisce l'esatta procedura che deve essere seguita sia dai cittadini che dagli stra– nieri al passaggio dei cortei fascisti. Esso dichiara che le bandiere delle legioni e i gagliar– detti dei Fasci sono le sole insegne a cui è dovuto l'atto di omaggio. Le fiamme delle Avan– guardie e dei Balilla, e quelle delle associazioni sportive non occorre che siano salutate. L'esperienza metterà subito in grado lo straniero di distinguere un gagliardetto da una fiamma, e è da sperarsi che nel futuro gli equivoci saranno evitati. " Tuttavia, nel recensire il libro di Don Sturzo, il direttore del British Institute di Firenze, Captain Goad, scrive: "È assolutamente sorprendente per ~oi 'uomini della strada' imparare da un esi– liato residente a Londra, che se non ci leviamo il cappello al passaggio di una fiamma fascista con su scritto una qualsiasi frase insolente, corriamo il rischio di ricevere nel capo una manganellata fascista I Siamo stati presenti a tanti cortei fascisti senza che mai ci sognassimo di comportarci altrimenti di come avremmo fatto in Inghilterra. Forse è bene che soltanto o.ra si sia venuti a sapere del nostro peric0lo. " 1 Prima regola della propaganda è di asserire o contraddire con sfrontata audacia secondo i bisogni del momento, lasciando alla parte avversa l'onere di provare il contrario. 1 "Journal of the British Institute of International Affairs," marzo 1927, p. 121. 1 49 . BiblotecaGino Bianco

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