Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatm·a fascista in Italia Dopo l'attentato contro Mussolini di Miss Gibson (7 aprile 1926) se– guirono giorni di oppressione ancora peggiori. Cinque operai furono seque– strati da Regazzi e da altri dirigenti e trascinati alla casa centrale delle vecchie cooperative socialiste, ora occupata dal Fascio. Furono dapprima interrogati da un capitano dei carabinieri e dal commissario di polizia. Quan~ do queste "autorità" abbandonarono la stanza, una squadra di fascisti entrò e bastonò i prigionieri col manganello. Al ritorno dei carabinieri uno degli operai, certo Bagni, giaceva a terra privo di sensi, in un lago di sangue. Era la settima bastonatura che riceveva. Tra i socialisti e i soci delle leghe di Molinella dopo questa bastonatura era un argomento di conversazione quante bastonature ciascuno avesse ricevute e gareggiavano a chi aveva• una lista piu lunga. La notte dal 7 all'8 aprile polizia e fascisti perqui– sirono parecchie case, arrestarono sessantaquattro persone che trascinarono ammanettate nella prigione di Bologna. Il 9 ne furono rilasciate cinquanta– cinque. Otto, tra le quali Bagni e gli altri che erano stati bastonati il giorno precedente, furono trattenute fino al r2, dato che c'era contro di esse l'ag– gravante della bastonatura. Questo ossessionante stato di cose continua ancora. Con tali mezzi i lavoratori di Molinella vengono "riconciliati con la patria," secondo la terminologia della "nuova era." Si legge spesso che Mussolini e le sue " cam1c1e nere " stanno co– struendo una "nuova civiltà." In Italia i fascisti intendono perfettamente il significato sinistro di questa espressione. Fuori d'Italia non si curano di spiegarlo, e la gente comune non è in grado di coglierne il vero significato. In Italia i fascisti dicono: "Ben fatto." Fuori d'Italia essi dicono: "Non è vero." Non hanno abbastanza coraggio per proclamare apertamente davanti al mondo che cosa realmente rappresenta la loro civiltà. Essi danno la qualifica di vigliacchi agli antifascisti perché questi non rispondono con la forza alla forza; ma non appena un• antifascista si prova a far uso della violenza viene trattato come un criminale meritevole di ogni sorta di rap– presaglie. Fino a un certo punto è comprensibile che nel calore della lotta la mentalità dei fascisti sia di tale fatta. Ma quando vediamo uomini di paesi di alta civiltà e al di fuori di questa lotta, che dimostrano la stessa mentalità isterica e parlano di "una nuova epica fascista," so siamo costretti a rico– noscere la verità molto amara che un grado elevato di coscienza morale è molto difficile a raggiungersi e molto facile a perdersi, anche fuori d'Italia. so " Morning Post, " r 3 settembre r 926. 8jbloteca Gino Bianco

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