Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia suna si mosse. Insistei nel voler aprire la porta che era proprio dietro a me. Mi vidi innanzi la bocca di una rivoltella. Ritraendomi in fretta, cercai di spiegare al giovane fascista come stavano le cose. Rifiutò di ascoltare, avanzando nella stanza e volgendo l'arma da tutte le parti: "Mani in alto o sparai " disse. Nessuno si mosse. Noi continuammo a bere il nostro latte caldo. Le contadine lo fissavano stupite. Era evidentemente sconcertato. Alcuni fascisti con grossi bastoni e cara– binieri con fucili lo proteggevano alle spalle. Alla nostra protesta che un uomo non dovrebbe mai minacciare di sparare sulle donne, un fascista rispose: " Ha fatto bene. " Un giovane tenente piu cortese, avvolto in un mantello immenso, venne avanti. Dopo aver esaminato le nostre carte debitamente firmate dalla polizia, se ne andò mor– morando: "Non capisco. " Dopo poco arrivò il rappresentante di non so quale autorità locale. Col pretesto che le nostre carte non erano in regola, fummo sloggiati e portati alla caserma dei carabi– nieri sotto la scorta del fascista che ci aveva minacciato. Costui ci fece la guardia per • qualche tempo insieme ai carabinieri. Disgraziatamente, dato che ci vollero circa sette ore per scoprire che le nostre carte erano in regola, fummo impediti di ascoltare anche l'altra campana. Ma da quanto ave– vamo sperimentato, era la " persuasione con la violenza " che dominava a Molinella. Invece di intervistare i lavoratori fascisti, rimanemmo seduti in una piccola camera da let– to, nella quale stava la scritta " disciplina" insieme a due carabinieri che erano sotto arresto. Alle sei circa mio marito e io fummo presi separatamente e sottoposti ad un severo interrogatorio da un commissario di polizia venuto apposta da Bologna. Riconobbe che le nostre carte e~ano in regola, ma non ci permise di prendere l'ultimo treno per Bolo– gna, perché disse che era ansioso di fare la nostra conoscenza! La cortesia napoletana è di un tipo piuttosto strano. Quando io gli dissi che questa conoscenza personale non aveva evidentemente alterato in lui l'impressione che noi fossimo pericolosi rivoluzionari, finse orrore di un tale sospetto. No, noi non eravamo accusati di niente; si era pienamente convinto che noi non eravamo agenti sovietici col portafoglio pieno di rubli. "Eppure siamo sotto arresto. " " Ma no, voi non siete sotto arresto. " La parola " arresto " sembrava suonar male al suo orecchio delicato. Non eravamo sotto arresto, ma non eravamo liberi. Alle r r arrivò da Bologna, per offrirci la sua macchina, il dott. Cacciari, che aveva saputo quel che ci era capitato; ma il commissario disse che voleva avere lui stesso il piacere di condurci nell'automobile speciale che il prefetto ci mandava. Non dimenti– cheremo mai la gentilezza del dott. Cacciari, e il senso di fiducia e di sollievo che la sua presenza ci dette. Nel Manchester Guardian del 5 aprile 1923, Mr. Waterfield dette altri particolari: Sentimmo dire che oltre 3.000 operai avevano .firmato una petizione a Mussolini perché fossero restituiti i locali occupati e perché fosse riconosciuto il diritto di libertà di organizzazione. Le firme erano state raccolte di notte e il messaggero era riuscito con difficoltà ad arrivare a Roma. Bentivoglio, il capo ritenuto responsabile della petizione, fu subito aggredito da una squadra armata nelle vie di Bologna, mentre andava al lavoro, e oggi è all'ospedale' col cranio fratturato ... Ora che siamo in un momento importante dell'anno per la coltivazione del riso, si fanno tentativi disperati per costringere i contadini ad aderire al sindacato fascista, sia riducendoli alla fame, sia minacciandoli col manganello, il bastone fascista spesso appe– santito con del piombo. Oltre agli arresti arbitrari fatti qualche giorno fa dai carabinieri e dagli stessi fascisti che avevano tentato di assassinar Bentivoglio, è cominciata un'altra campagna· di violenze per impedire ai contadini di coltivare la terra. Il 22 marzo due spedizioni punitive armate visitarono due poderi, ove i contadini che rimanevano fedeli alle cooperative lavoravano. Bastonarono uomini e donne e anche una giovinetta di 15 BiblotecaGino Bianco

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