Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il regno del manganello un senatore, Ciccotti, 68 e un deputato fascista, Amicucci, 69 deploravano l'at– tività dei ras locali, proclamando la necessità di porre un limite alla loro arroganza. Nella primavera del 1926, Villari non osava piu asserire, come aveva fatto due anni avanti, che il "rassismo" aveva cessato di esistere: Durante i primi tempi del Governo fascista i leaders locali del partito potevano sfuggire ogni controllo ed esercitare indebite influenze sia sui prefetti che sulle altre autorità costituite. Naturalmente tutto ciò non è affatto nuovo nella vita politica italiana, perché vi sono sempre state figure non ufficiali che tenevano in· mano la situazione nelle provincie. Ma Mussolini ha fatto del suo meglio per eliminare tali irregolarità. 70 Nel gennaio 1927 il Duce onnipotente non era ancora riuscito a "eli– minare tali irregolarità." In una circolare in data 5 gennaio doveva ancora una volta rammentare ai suoi seguaci: Il Prefetto è la piu alta autorità dello Stato nella provincia. (...) Tutti i cittadini, e in primo luogo quelli che hanno il grande privilegio ed il massimo onore di militare nel Fascismo, devono rispetto e obbedienza al piu alto rappresentante politico del Regime fascista, e devono subordinatamente collaborare con lui, per rendergli piu facile il com– pito. (...) Ma resti ben chiaro per tutti che l'autorità non può essere condotta a " mezza– dria. " (...) L'autorità è una ed unitaria. 71 Uno dei giornalisti del regime cosf commentava le dichiarazioni del Duce: La circolare di Mussolini indirizzata ai prefetti è rivolta "in primo luogo " ai fascisti. (...) Questo documento, è evidente, non è nato per caso. ( ...) Risponde, quindi, ad una esperienza maturata e ad una necessità riconosciuta improrogabile. Non è un mistero, difatti, che la vita della Nazione soffriva, sino a ieri, di uno stato di confusione da cui derivavano molti mali e molte incertezze (...). Troppo spesso colui che oggi è consacrato come "la piu alta autorità dello Stato nella provincia " veniva combattuto come un nemico e non di rado travolto in insidiosi intrighi. E l'autorità giustamente detta " una e unitaria" si trovava ad essere, per tal ragione, avvilita in quella mezzadria che ora cosf aspramente si condanna. (...) Non sempre la verità che cosi esplicitamente si richiede giungeva alle orecchie del Capo e l'incertezza su talune situazioni e su certi episodi causava, anche, la tolleranza e l'immobilità. Oggi tutto questo è sepolto. Quando il paragrafo da noi riportato sarà divenuto ferrea legge morale e materiale ogni altra 68 Discorso di Ciccotti al Senato, il 1 5 dicembre 192 5: " In Italia si può rassegnarsi ad un'unica dittatura ( ... ), ma 8362 dittatorucoli nei quali si deforma e travia l'immagine e il potere di chi sta alla testa dello stato non possono essere assolutamente sopportati specialmente dopo che, rinnovati i quadri non sempre con vantaggio, vi sono state infiltrazioni di tanti ele– menti non desiderabili. ( ... ) Il cittadino che ·ogni giorno sente sul collo il piede j.nsolente di un altro che non ha veste e non ha qualità per comandare e che non reca niente di utile, non può sopportare questa situazione. " L'errore di Ciccotti consiste nel credere che sia possibile avere " un'unica dittatura " centrale, senza 8362 dittatorucoli locali. r 69 " Nelle provincie è indispensabile che comandino i prefetti, i quali rispondono diret– tamente al governo della loro opera. (. .. ) Ma non è piu comprensibile che i segretari provin– ciali si sostituiscano ai prefetti o peggio facciano una poHtica di rivalità coi prefetti. " " La Nazione," 26 gennaio 1926. 70 The Fascist Experiment, cit., p. 59. Il propagandista ha ragione di affermare che prima del fascismo c'erano nelle provincie " figure non ufficiali che tenevano in mano la situazione. " Ma si dimentica di notare che: 1) prima del fascismo molte provincie, specialmente nell'Italia settentrionale e centrale, erano immuni da questa piaga, mentre sotto il fascismo essa si è estesa in tutto il paese; 2) prima del fascismo era possibile criticare queste " figure non ufficiali " senza essere assassinati. 71 "Popolo d'Italia, " 6 gennaio 1927. [N.d.C.] 1 39 3iblotecaGinoBianco

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