Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia 2) il comm. Bresciani fu accusato di essersi recato a Roma, già generale e alto commissario politico del Governo, a spese e in compagnia del proprietario di un'altra casa di tolleranza per ottenergli la concessione di una casa da giuoco. Durante questo periodo egli giunse sino a invitare a pranzo, sempre a laute spese e in compagnia del suddetto, note personalità del partito nazionale fascista, le quali naturalmente ignoravano in quale indecorosa compagnia si tro~assero. Il giurf ha accertato che in quell'epoca il Bresciani non era né generale, né alto commissario, che non fu provato che si recò a spese della persona in ·questione, né in compagnia di altri fascisti di Verona e allo scopo di perorare una concessione governativa allora ritenuta legittima, trova normale l'ope– rato del Bresciani e tale da non poter essere soggetto a censura, ciò tanto piu che la per– sona in questione agiva non in proprio, ma nell'interesse di un gruppo finanziario regio– nale veneto; 3) il Bresciani fu accusato di essersi prestato - quando era già investito di alte cariche - ad occupare con le squadre un ufficio privato per sequestrare dei documenti • privati mentre pendeva un'azione g.iudiziaria che doveva impostarsi su quei documenti. (...) Trattandosi di un fatto politico e che rientra nel complesso fenomeno del movi– mento fascista, il giurf, per le ragioni esposte nella premessa, ritiene di non dover pro– nunciare alcun giudizio sul fatto stesso; 4) il comm. Bresciani fu accusato di aver tenuto nella milizia con incarico delica– tissimo persona che per i suoi precedenti di disonestà non poteva riscuotere fiducia alcuna e di avere resistito a tutte le pressioni per ottenerne l'allontanamento. Al giud risulta che dopo· due inchieste, una fatta dal console regionale e una dal Bresciani stesso, en– trambe sottoposte all'esame del Comando generale della Milizia, il Comando stesso ordinò di mantenere al suo posto la persona di cui si parla. Pertanto nessuna imputazione può farsi al Bresciani. (...) Il giurf ha infine esteso le sue indagini ad altri addebiti minori e specificatamente indicati (...). Tali addebiti non poterono essere accertati. Comunque devono al Bresciani essere riconosciuti i grandi meriti acquisiti come fondatore del fascismo veronese e come uno dei capi della rivoluzione fascista. Infine il giurf, esaminando la posizione del dott. Agostino Fiorio, gerente e direttore del giornale Audacia, non può non riconoscere che egli ha agito in buona fede e con la massima lealtà e correttezza. Il documento è caratteristico non solo quale dimostrazione di ciò di cui un ras è capace, ma anche di quello che era il senso morale dei quattro membri del giurf, che di fronte ad accuse di quel genere assolvevano sia l'accusato che l'accusatore. Villari, scrivendo nella primavera del 1924, assicurava che 1 ras ave• vano cessato di esistere: Gli alti commissari fascisti che nelle provincie tendevano a porsi al di sopra del prefetto e a non riconoscerne l'autorità sono stati aboliti. I fiduciari del Partito delle diverse località, i quali a un certo momento sembravano propensi a prendere il posto degli alti commissari, sono stati ricondotti all'ordine. 66 Villari esagera. Lo stesso Mussolini, in un discorso tenuto l'n novem• bre 1924, non si spingeva tanto in là da arrivare a dire che il "rassismo" aveva cessato di esistere, ma affermava semplicemente che esso era "in evidente declino." 67 Un anno dopo, nel dicembre 1925 e nel gennaio 192~ 66 The Awakening of ltaly, cit., p. 265. 61 La mtova politica dell'Italia, cit., p. 406. BiblotecaGino Bianco

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