Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il regno del manganello benissimo che dopo questa conversazione non gli sarebbe stato piu possibile metter piede in quella casa. La zia ddla ragazza intervenne, cercando di persuadere l'Arrivabene a non mole– stare piu la ragazza e la sua famiglia; ma egli dichiarò che non avrebbe mutato la sua decisione e che avrebbe raggiunto il suo fine. Il 23 dicembre 1923, avendo incontrato per la strada il fidanzato della ragazza, gli chiese se questi avesse saputo della visita che aveva fatto, e che cosa ne pensasse. Il Ferrari rispose: "Faccia quello che vuole, fintanto che lascia in pace me e la mia fidanzata. " "No," rispose l'Arrivabene, "la mia intenzione è proprio quella di molestarla. Lei è arrivato prima di me, ma pure io non ammetto nessun diritto di priorità e farò tutto quanto mi è possibile per tagliarle la strada. " Inoltre informò il Ferrari che sarebbe ritornato il prossimo giorno a sfidarlo con maggiore energia, se entro le 24 ore non avesse ricevuto i secondi del Ferrari. Il giorno dopo, il Ferrari mandò i suoi secondi, e in quello stesso giorno la sua fidanzata respinse due lettere scrittele dall'Arrivabene. I secondi si incontrarono e compilarono tre verbali che davano torto al Ferrari e lo mettevano in una cattiva luce. I primi due di questi verbali non furono comunicati al Ferrari. Gli venne spedita soltanto una copia dattiloscritta e non firmata del terzo verbale, dal quale appariva che la disputa era stata definita a favore dell'Arrivabene. Solo il 7 marzo 1924, il Ferrari riusci a ottenere le copie autentiche dei verbali, nei quali si dichia– rava che le due parti si erano comportate in modo onorevole. In tali verbali il Ferrari trovò delle affermazioni contro il suo onore e perfino contro la reputazione della sua fidanzata. 65 Nel suo giudizio, la Corte deplorava il comportamento dell'Arrivabene e rimproverava i secondi per il modo in cui avevano posto termine alla disputa. È inutile aggiungere che, malgrado questo verdetto, Arrivabene è tuttora un personaggio preminente del partito fascista. Ma lo stesso Arrivabene non è il miglior esemplare della sua specie. Ve n'è uno ancor piu perfetto, nella persona del commendator Italo Bre– sciani, ras di Verona, già segretario del partito per la provincia e gene– rale della milizia. Il Corriere della Sera del 27 novembre 1925 pubblica il seguente lodo, pronunciato da un giurf composto da quattro alti dignitari fascisti: Il giurf osserva anzitutto, prima di entrare nell'esame del merito, che tutto ciò che ha stretta attinenza con il movimento che ha preceduto la rivoluzione fascista, non può essere sottoposto a valutazione etica da parte sua, perché già sanzionato q.all'esito della rivoluzione, culminante con la marcia su Roma. Ciò premesso il giurf è passato all'esame delle accuse: 1) aver tenuto intimissime relazioni non disinteressate con donna di malaffare, cioè tenutaria di una casa di tolleranza. Sù tale accusa non fu possibile al giurf trovare le prove dirette di una relazione non disinteressata del Bresciani con una tenutaria di casa di tolleranza che risulta da lui frequentata, ma solo indizi generici e insufficienti per i quali il giurf è unanime nel giudicare che non si possa ritenere provata l'accusa, specie di fronte alla constatata e da tutti riconosciuta povertà del Bresciani, al quale si può solo muovere appunto per non avere tenuto un contegno piu dignitoso e confacente alla sua posizione nel partito e al grado ricoperto nella Milizia volontaria; 86 Cit. trad. 1 37 B1bloteca Gino Bianco

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