Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Il Mazzoni racconta che si trovava in Piazza Beccaria, insieme al cognato, in una sera del luglio 1923, allorché fu fermato da un gruppo di fascisti, che, dopo avergli do– mandato se era il Mazzoni, cominciarono a picchiarlo. Egli fugg(; fu inseguito, rag– giunto e condotto al Fascio. Ivi gli dissero che lo avevano portato via per sottrarlo ad altre bastonate e che poteva andarsene liberamente. Chiese allora di poter parlare al con– sole Tamburini, e Tamburini gli diede affidamento che non gli sarebbe occorso piu nulla. Però mentre usciva, alcuni fascisti gli saltarono addosso e lo percossero ancora. 63 Fu provato che un certo professor Murray, che aveva promosso un pro– cesso contro la moglie per adulterio, si accordò con alcuni fascisti, i quali dovevano spiarne i movimenti, mentre uno di loro avrebbe dovuto far la parte dell'amante della signora e farsi sorprendere in flagrante delitto. Murray - continua il resoconto Ridolfi - fu da sua moglie denunziato nell'aprile • 1923 per corruzione di testimoni ( ...). La corruzione avveniva mediante gioielli che il Murray acquistava dal gioielliere Settepassi e che poi, a mezzo del cameriere e dello chauffeur, mandava a destinazione. Un anello con brillante del valore di circa 7 o 8 mila lire fu dato anche a Tamburini dal Murray ( ...). Tamburini ha inoltre con tutta probabilità fornito al Murray uomini per sorvegliare e architettare una finta sorpresa a danno di sua moglie. [Al processo, Tamburini e molti altri fascisti si trovavano tra il pubblico, e presero apertamente le parti del Murray.] 64 Nonostante questi fatti, Tamburini se ne rimase a Firenze, come pila– stro della nuova Italia, sino all'autunno del 1925. Dopo i fatti di sangue del 3-4 ottobre 1925, di cui egli è il maggiore responsabile, fu mandato da Firenze in Tripolitania. Ma nel settembre 1926 ricomparve a Ginevra al seguito della delegazione italiana alla So– .cietà delle Nazioni. Un altro ras il cui nome merita di passare ai posteri è Antonio Arri– vabene, console della milizia, segretario del partito fascista a Mantova, deputato al Parlamento. La " Corte di onore permanente " di Firenze ac– certò su di lui il 23 marzo 1924 i seguenti fatti: Antonio Arrivabene era a conoscenza che una ragazza orfana di padre si era fidan– zata qualche giorno prima col signor Attilio Ferraci. Nonostante ciò, il 19 dicembre 1923, egli si recò personalmente a chiedere la sua mano. La madre della ragazza e la ragazza stessa gli confermarono la notizia del fidanzamento, ma egli rispose che lo sapeva benis– simo, ma che non dava importanza a questo genere di cose. Si rifiutava di ammettere qualsiasi diritto di precedenza, e riconosceva soltanto il diritto della forza. Insisté quindi nella sua richiesta, senza curarsi affatto se la ragazza aveva liberamente acconsentito o · no a sposare il Ferraci, e dichiarandosi del tutto sicuro· che una volta che la ragazza lo avesse conosciuto meglio essa lo avrebbe spontaneamente richiamato. Perciò egli annunciò che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per farsi conoscere da lei, cominciando con lo scriverle tutti i giorni. Alle rimostranze della madre rispose: " Se le mie lettere verranno respinte senza essere lette, troverò degli altri mezzi per farmi conoscere da vostra figlia ad ogni costo. " Per porre fine a questa penosa e assurda discussione, la madre disse: "Faccia quello che vuole. " L'Arrivabene, congedandosi, esclamò di sapere 63 " La Nazione, " r 3 febbraio 1925. 64 Daf rapporto del marchese Ridolfi, in U. BANCHELLI, Fascisti di professione alla sbarra, cit., pp. 40-41 (la citazione è parzialmente tradotta; per il rapporto Ridolfi, Salvemini non cita il libretto del Bapchelli, dove esso fu riprodotto, e deve quindi averne presa cono• scenza da altra fonte; il che spiega la lieve discordanza [N.d.C.]). BiblotecaGinoBianco

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