Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Come nacque la dittatura capitale conquistandola con la forza. Mussolini chiese sei ministeri e il controllo del– l'aviazione. Il giorno dopo si recò a Roma, ma il governo rifiutò di arrendersi. Entro le 24 ore si iniziò la mobilitazione generale delle forze fasciste. La mobili– tazione ebbe inizio la notte del 27 ottobre. Nelle provincie del Nord i fascisti occuparono in modo pacifico gli edifici governativi, le prefetture e i municipi, le poste e i telegrafi, i centralini telefonici, le stazioni ferroviarie e molte caserme della polizia. La mattina seguente, sotto la direzione del generale Fara, essi erano in marcia verso i tre luoghi di raccolta. I tre comandanti supremi (De Bono, De Vecchi e Balbo) stavano al loro quartier generale a Perugia. Le camicie nere provenienti dall'Umbria, dalla Ro– magna e dalla Toscana si raccolsero prima a Foligno e successivamente a Monterotondo, poco piu di 30 chilometri a nord di Roma. Dagli Abruzzi altre camicie nere al comando di Bottai scesero dalle loro montagne e si raccolsero presso Tivoli, pressappoco alla stessa distanza da Roma in direzione nord-est. Le unità fasciste provenienti da Genova, Milano, Bologna e in genere dalle zone di nord-ovest, scesero lungo la costa sino a Santa Marinella, un piccolo posto di mare vicino a Civitavecchia, dove aveva il comando Pollastrini. In tal modo Roma fu circondata da tre parti da un esercito di quasi 120.000 uomini, perfettamente organizzati e disciplinati e pronti a combattere. Devo però sottolineare che il movimento convergente di queste forze verso Roma fu un movimento di piccole unità e non di vaste formazioni militari. Squadre e manipoli si incontrarono come di solito ai loro luoghi di riunione e si d~ressero poi al centro di mobilitazione. Viaggiarono in treno, in automobile, in camion. Il loro equipaggiamento consisteva di moschetti, rivoltelle ed elmetti. Il governo rimase sino alla fine impotente ed incredulo. Quando ci si rese conto, troppo tardi, della imponenza e del peso del dispositivo fascista, fu redatto un proclama che metteva in vig0re lo stato d'assedio. Furono fatti degli affrettati preparativi per la difesa di Roma, che piu che fiducia ispirarono derisione: fu steso del filo spinato intorno alla città, e si piazzarono dei cannoni sulle mura (?); si mobilitò la truppa di stanza a Roma. A questo punto il Re salvò l'Italia. Egli si rifiutò di firmare il decreto di stato d'assedio, e invece telefonò a Mussolini, che attendeva tranquillamente a Milano l'esito del colpo di stato, e lo invitò a recarsi a Roma. 119 Questa la leggenda. Ma perché la leggenda diventi storia, vanno aggiunti al quadro certi particolari essenziali. Il primo di questi è che, sino dal 29 settembre, l'esecutivo centrale del partito fascista sapeva che, in caso di una concentrazione fascista· su Roma, "l'esercito non vi avrebbe partecipato." 120 Non solo uno dei quadrumviri che dirigevano il movimento fascista era un generale (De Bono), ma altri cinque generali (Fara, Maggiotto, Ceccherini, Zamboni e Tiby) comandavano i gruppi che erano in marcia verso Roma. 121 Il secondo particolare importante che deve essere aggiunto è che il gene- 119 The Red Dragon and the Black Shirts, cit., pp. 14, 54-55. 120 Questo particolare, essenziale per comprendere la " marcia su Roma, " fu rivelato un anno dopo da Alessandro Chiavolini, che· nel 1922 era il segretario particolare di Musso– lini, in una intervista al " Popolo d'Italia, " 27 ottobre 1923. Lo stesso Mussolini in un discorso tenuto a Perugia il 30 ottobre 1923, disse: " E chi ci poteva resistere? Forse i pal– lidi uomini che in quel momento rappresentavano il Governo? (. .. ) Non costoro potevano coi loro reticolati, con le loro mitragliatrici che al momento opportuno non' avrebbero sparato, non costoro potevano impedire a noi di toccare la meta. " " Popolo d'Italia, " 31 ottobre I 923. 121 " Popolo d'Italia, " 1 novembre 1922. Chiunque. scorra i giornali fascisti, troverà centinaia di nomi di ufficiali dell'esercito che, nel 1922, si iscrissero apertamente ai Fasci, par– tecipando alle cerimonie pubbliche dei fascisti e inviando telegrammi di solidarietà a Musso• lini. Nei tre mesi di luglio, agosto e settembre 1922, il "Popolo d'Italia" fa i nomi dei se– guenti generali: Zirano (5 luglio), Bertolini (8 luglio), Moriani (30 luglio), Campomazza (23 luglio), Ceccherini (25 luglio), Zampieri (26 luglio), Gandolfi (30 luglio), Fiori (1 agosto),· Pastore (8 settembre), De Marzillac (14 settembre), Milanesi e Oro (9 settembre). 97 1blotecaGino Bianco l

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