Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Come nacque la dittatura di allarme. Chiamate brigante un povero cristo e poi potrete impiccarlo. Don Sturzo che, come segretario generale del partito popolare, era allora in una posizione di favore per osservare da vicino la situazione, nel suo libro Italy and Fascùm, ne dà una acuta analisi: Nel 1922 l'Italia si lasciò prendere da una suggestione, una irragionevole paura e una irragionevole speranza; la paura del bolscevismo, quando il bolscevismo era stato vinto due anni prima; la speranza che l'azione energica ed intimidatoria delle forma– zioni irregolari fasciste sarebbe stata la sola via di salvezza per l'economia delle classi medie e per lo stato costituzionale contro l'avanzata dei socialisti e dei popolari. Tale stato d'animo, eccitato dallo sciopero generale e dalla crisi par1amentare nella quale il capitalismo agrario ed industriale aveva intravisto il pericolo di una collaborazione socia– lista al governo, tenne il paese in uno stato di agitazione e sotto l'incubo di inevitabili eventi futuri (...). Fu inventata cosi la favola che il fascismo nel 1922 abbia salvato l'Italia dal bolscevismo; se per bolscevismo si intendono le agitazioni e i disordini del 1919-20 sino all'occupazione delle fabbriche, questa era già acqua passata. Non esiste nella storia politica italiana un fenomeno piu insincero della paura del bolscevismo nel 1922 da parte delle classi abbienti. Queste avevano sferrato un'offensiva contro lo stato mediante le violenze fasciste, e dovevano giustificare sia l'offensiva che le violenze: ciò era possibile soltanto proclamando che in Italia esisteva a breve scadenza il pericolo di una bolscevizzazione. 116 Il quadro di Don Sturzo trova conferma 1n un testimone al di sopra di ogni sospetto: .... I leaders del gruppo socialista collaborazionista - scrive Villari - Turati, Treves e Modigliani, fecero tutto il possibile per convincere i loro compagni della opportunità di tale politica, e a un certo momento sembrò che vi fossero buone probabilità che essa venisse adottatà dal partito e messa in opera. Vi fu tra gli altri partiti una gara per assicurarsi l'appoggio e la collaborazione dei socialisti per la formazione di un gabinetto, giacché si riteneva che una combinazione con gli elementi rossi moderati avrebbe assi– curato al ministero una lunga permanenza al potere (...). I fascisti, i nazionalisti, e 111 destra in generale si opposero inflessibilmente a tale esperimento, per le ragioni seguenti: il socialismo rivoluzionario non rappresentava piu un pericolo serio; i comunisti avrebbero potuto commettere delle violenze o degli atti di terrorismo occasionali, ma essi avevano perduto l'appoggio di una gran parte delle masse operaie. (...) Ma la collaborazione rappre– sentava un pericolo molto piu reale ed insidioso. (...) Si sarebbe potuto pensare che una volta eliminato il pericolo bolscevico e con esso la possibilità di una rivoluzione sociale, i fascisti avrebbero dovuto essere soddisfatti del loro successo limitando la loro attività ad una politica che combattesse le tendenze collaborazioniste spingendo il governo a spiegare una maggiore energia ed efficienza. Ma tale non era il punto di vista di Mus– solini. Mussolini credeva fermamente che (...) fosse necessaria una riforma di carattere generale dell'organismo politico. Ma nessun governo ostacolato da quelle che erano le condizioni del Parlamento avrebbe potuto portare a termine una tale riforma. (...) Soltanto una forza come il fascismo ( ...), in pratica indipendente dalla politica parlamentare, avrebbe potuto adempiere tale compito. 117 Se al posto della parola "Mussolini" si legge qualcosa come "la cricca militare e gli uomini politici che tiravano i fili del partito fascista, " questo passo fa perfettamente al caso. 116 Pp. 108-112. 111 The Awakening of Italy, cit., pp. 150, 168. 95 iblotecaGino Bianco

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