Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura far~sta in Italia Per l'anno che va dal luglio 1921 al giugno 1922, la relazione dice: Nel period0 che va dal luglio 1921 al giugno 1922, le agitazioni tra i ferrovieri, in confronto all'anno precedente, diminuirono fortemente. 106 Ci furono nove casi di sciopero a singhiozzo, nessuno dei quali durò piu di ventiquattr'ore; la solita astensione per il Primo Maggio, alla quale parteciparono in quest'anno soltanto 29.350 dipendenti, e uno sciopero im– mediato di protesta a Roma, il ro novembre 1921, contro atti di violenza com– messi dai fascisti (cfr. p. 74). Questo sciopero durò quattro giorni e comprese 12.000 uomini; si allargò al compartimento di Napoli dove durò sino al 21 novembre, per ragioni economiche, ma gli scioperanti dovettero riprendere il lavoro senza avere ottenuto niente. Non ci fu neppure uno sciopero per fer- • mare i trasporti militari! 107 Tra il r luglio 1922 e la "marcia su Roma," si ebbe lo sciopero del r-2 agosto (cfr. pp. 82-85.),in seguito al quale 124 dipendenti furono licen– ziati, 770 furono retrocessi di grado, 44.000 furono puniti con un ritardo sul– l'aumento paga, e i rimanenti con multe minori. 108 _ Nei giorni della "marcia su Roma," in un solo giorno, 31 ottobre-r novembre, fu possibile far partire da Roma 60 treni straordinari con 40.000 fascisti, senza disturbare il traffico ordinario,1° 9 e Roma ha soltanto due sta– zioni. Questo fatto è sufficiente a dimostrare quanto il servizio ferroviario fosse in rovina, quando il governo fascista apparve sulla scena il 3r ottobre e lo sottrasse dal caos. Se il servizio ferroviario si stava gradualmente riorganizzando nel 1921 e 1922, le finanze non dovettero mai essere riorganizzate: avevano sempre funzionato con inflessibile energia. Le entrate che nel 1918-19 ammontarono a 9.675 milioni di lire, e nel 1919-20 a 15.207 milioni, salirono a 18.820 mi– lioni nel 1920-21, e a 19.790 milioni nel 1921-22.110 Nel 1920-21 e nel 1921-22 giunsero a scadenza e furono debitamente pagati rispettivamente 12,1 miliardi e 12,6 miliardi per debiti di guerra. Nel 1922-23, dopo che i fascisti erano andati al potere, rimanevano soltanto 6,6 miliardi di debiti di guerra; nel 1923-24, 4,7 miliardi; nel 1924-25, 3,8 mi– liardi.111 I governi che precedettero il fascismo dovettero affrontare lo sforzo mag– giore per il pagamento dei debiti di guerra; il governo fascista ebbe un com• pita meno difficile, perché via via che ci si allontanava dal tempo di guerra, diminuivano in proporzione le spese che della guerra erano una conseguenza. Al contrario le imposte che erano state aumentate o istituite ex novo tra il 106 AMMINISTRAZIONE DELLE FERROVIE DELLO STATO, Relazione per l'anno r92r-r922, pp. 14-15 (cit. trad.). 101 Relazione Per l'anno r922-r923, p. 14. 108 Ibidem. 109 MARGHERITA SARFATTI, Dux, Milano, Mondadori, 1926, p. 282. 110 L. EINAUDI, Italy, cit., pp. 576-577. 111 G. PARATORE, Alcune note di politica monetaria, Roma, Modernissima, 1925, p. 43; ANONIMO, La politica finanziaria del governo fascista, Roma, Morara, 1926, p. 7. 92 BiblotecaGino Bianco

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