Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Come nacque la dittatura vocatori tra coloro che si adoperarono per promuoverlo. 84 Ma va anche ricor– dato che in tutto il paese le classi lavoratrici erano esasperate dalla prospet– tiva che il nuovo gabinetto si sarebbe alleato coi fascisti o comunque sarebbe stato incapace di disarmarli. La spinta finale fu data dai disordini di Ravenna del 26-29 luglio. Il 26 luglio un fascista fu ucciso da un gruppo di scioperanti repubblicani e socia– listi 85 ; ne segu1 un conflitto ·con la polizia in cui furono uccisi sette sciope– ranti. Le squadre fasciste di Ravenna, Bologna e Ferrara furono mobilitate. Si ordinò ai dirigenti repubblicani, socialisti e comunisti di lasciare la città entro le ventiquattr'ore. Il giorno 27, i fascisti distrussero la Casa del Po– polo, e tentarono di invadere la Camera del lavoro, il municipio e le sedi principali delle cooperative dell'intera zona. Nei giorni seguenti distrus– sero gli uffici di un quotidiano e la succursale di una cooperativa, brucia– rono un circolo, e con una bomba incendiaria appiccarono il fuoco alla sede principale delle cooperative: solo il piano terreno e un'ala di questo bel palazzo dove una volta aveva abitato Byron rimasero in piedi; i danni ammontarono a un milione e mezzo di lire, che significavano venticinque anni di lavoro continuo ed intelligente. I lavoratori di Ravenna risposero con uno sciopero al quale aderirono anche i ferrovieri. Il giorno 29, in uno scontro stradale, tre fascisti furono feriti ed uno ucciso. Sott~ l'influenza di questi avvenimenti, l'Alleanza del lavoro procla– mò lo sciopero generale. 86 Dato che Ravenna era la principale roccaforte dei socialisti riformisti, questi si trovarono indeboliti nella loro opposizione allo sciopero. Molti di coloro che all'ultimo momento furono trascinati a vo– tare in favore dello sciopero, non solo intendevano protestare contro questa assurda distruzione, ma speravano che una vasta dimostrazione delle forze antifasciste avrebbe provato che i fas_cistinon erano i padroni del paese, pro– vocando la formazione di un gabinetto di sinistra. Per farvi aderire questi elementi non-rivoluzionari, l'Alleanza del lavoro proclamando lo sciopero dichiarò che urgeva di spezzare " un assalto in forze agli organi dello Stato. " 84 È questa l'opinione di Don Luigi Sturzo (Italy and Fascism, London, Faber and Gwyer, 1926, p. 107): Come segretario generale del partito popolare, Don Sturzo era in grado di ottenere informazioni attendibili. La sua opinione trova una convalida nel fatto che, quattro settimane prima che lo sciopero venisse proclamato, io venni avvicinato da un mio amico, che era nella direzione centrale del sindacato ferrovieri, il quale mi chiese consiglio sul come votare in merito al proposto sciopero. Egli aveva notato che i piu zelanti sostenitori dello sciopero erano uomini sospetti di essere spie della direzione delle ferrov.ie. Pensò che la dire– zione volesse lo sciopero per attirare i sindacalisti in una battaglia disastrosa, e quindi licen– ziare i capi piu attivi tra i ferrovieri. Dietro mio consiglio, votò contro lo sciopero. Quando lo sciopero venne proclamato, obbedi all'ordine. Fu licenziato, men~re molti di quelli che ap– poggiarono lo sciopero rimasero in servizio. 85 La mia fonte è ancora il cc Corriere della Sera. " Si deve rammentare che i corri– spondenti del giornale erano favorevoli al fascismo, e tendevano a gettare sui suoi avversari la responsabilità per il primo atto provocatorio. Non posso rispondere né dell'accuratezza né della completezza dei particolari. Cerco semplicemente di dare una certa idea dei fatti, quali essi apparvero non agli antifascisti, ma a coloro che favorivano il fascismo, anche se non ne ap– provavano gli eccessi. 88 Villari (The Awakening of Italy, cit., p. 153) fa apparire questo sciopero nato in una notte come un fungo, e poi dice: cc Dei tanti scioperi che avevano avuto luogo negli ultimi tr'e anni, nessuno era piu assolùtamente ingiustificato di questo. " •Bt oteca Gino Bianco

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