Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Come tntztare la riforma scolastica fiato quel progetto, che l'Ufficio del Senato aveva sgonfiato ma fatto approvare in due mesi. Era una riforma bella, variopinta, grande, grossa, corpulenta, la quale a base di scuola unica risolveva tutti i problemi, e perciò suscitava tutte le questioni, urtava tutti i pregiudizi, feriva tutti gl'interessi, andava, come la mula di Ser Florimondo, a scavare i sassi al centro della terra per darsi il gusto di prenderli a calci: era, insomma, un progetto cosf ponderato e ponderoso, che non poté piu muoversi pel troppo peso; e difatti da quel momento in poi la Camera della legge non , •, 16 se ne occupo pm. È sperabile che oggi le cose vadano per via diversa e migliore? La, questione politica Noi non lo crediamo. E la nostra sfiducia nasce non solo dalle difficoltà tecniche le quali impediscono una immediata riforma didattica, ma anche dalle difficoltà di altro genere, che avviluppano la riforma dello 16 Per consolarci rileggiamo in che modo l'on. Martini dimostra la )'lecessità di migliorare le condizioni degl'insegnanti: "Poche o molte che sieno le scuole, ordinamenti didattici, regolamenti, istruzioni, rimarranno lettera morta. se non si abbiano insegnanti colti e operosi con zelo. Il programma mif!..liore diventa chiacchiera e perditempo in mano al maestro inetto e svogliato; il maestro, che sa e vuole, attrae, istruisce, educa nonostante il pessimo dei programmi. Buoni maestri si diventa, ottimi si nasce; ma le vocazioni sono rare e lo Stato deve giovarsi della volontà. Abbiamo noi fatto tutto quanto era da farsi per avere insegnanti buoni e volenterosi? Abbiamo noi provveduto a formarli? Ci siamo noi imposte regole savie, ferme, per sceglierli? Ci siamo noi curati abbastanza della dignità loro e dei loro bisogni?... Da tanto tempo si patla di aumentare gli stipendi degl'insegnanti delle scuole secondarie, che oramai la 'lunga promessa coll'attender corto' viene sulle labbra anche di chi piu ha in uggia le citazioni troppo usitate... Gl'insegnanti delle scuole secondarie sono pagati meno di moltissimi altri impiegati, ai quali sovrastano per l'indole; la dignità, l'importanza dell'ufficio che esercitano... Ci sarebbe agevole provare come, per gl'insegnanti, le promozioni sieno piu lente che per gli altri ufficiali dello Stato; e come questi partano da stipendi meno umili e salgano, la piu parte, a stipendi che un insegnante non raggiungerà neanche in vecchiaia e quando ha servito per quarant'anni... Una sentenza antica ammaestra: nulla è piu costoso di un impiegato pagato male; e questa verità, se in ogni ordine dell'Amministrazione pubblica, è da aver presente anche piu quando si tratta degl'insegnanti, ai quali affidiamo i nostri figliuoli e insieme con essi la prosperità, la dignità, la sicurtà avvenire dello Stato. L'insegnante deve essere retribuito per modo da vivere decorosamente; finché a questo non si provvede, ogni altra maniera di provvedimenti sarà inefficace a migliorare le scuole. I piu degli insegnanti oggi, con gli stipendi che hanno, non potrebbero campare: cercano, com'è naturale, d'aiutarsi con le lezioni e le ripetizioni nelle case private: di qui una fatica quotidiana che li accascia e li svoglia, e dalla quale tanto quanto loro si risente e soffre la scuola. I regolamenti, le circolari minacciano, vietano di dar lezioni ai propri alunni fuori dell'Istituto, ma divieti e minaccie si eludono con industrie sottili; allo staccare delle tende, chi ci scapita è l'autorità del Governo, obbedito nella lettera, burlato nello spirito. E non basta; ché alcuni, i migliori spesso, senza speranza di trovar mai nel ginnasio o nel liceo quanto loro basti alla vita, fantasticano di cattedre universitarie, sognano le libere docenze, i concorsi, e si sviano e portano nella scuola metodi e studi, che non sono degl'istituti d'istruzione secondaria. Cosi gli scolari passano dall'uno all'altro dei professori, palleggiati tra le lezioni fiacche di chi si prepara a vociferare per dodici ore di seguito, e la pretensione di chi non vede nella scuola ove insegna se non un tramite troppo modesto per lui... Passiamo una volta dalle parole ai fatti." E la Commissione passò nella maniera accorta e pratica che abbiam visto. I fatti, però, alla fine vennero: nel 1892, aumento di tasse scolastiche, 600 mila lire di guadagno per il Governo, la fine di ogni carriera per gl'insegnanti; nel 1896, nuovi fatti, cioè nuove tasse, 300 mila lire di guadagno per il Governo e le cose press'a poco come prima per gl'insegnanti; nel 1900, nuove tasse, nessun guadagno - finalmente - per il Governo, e un miglioramento appena sensibile, non per tutti, ma per una parte degl'insegnanti. Come son belle le parole e come son brutti i fatti! 57 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==