Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo simo, e se la lezione che oggi spiega e i metodi che oggi adopera saran~ no domani conservati od aboliti o peggio ancora conservati solo per burla, cos{ gli alunni vivono alla giornata, evitando d'impegnarsi a fondo in istudt che oggi esistono e domani non esisteranno forse piu, di altro non preoccupati che di ricercar nei giornali la notizia di ciò che si è sognato nella notte il Ministro, che può trasformare in scienza la loro ignoranza e in ignoranza la scienza, considerando il maestro non come un giudice fermo e incrollabile, le cui sentenze devono esser norma di condotta, ma come un povero minchione i cui giudizi durano come la rosa "lo spazio di un mattino," riottosi, indisciplinati, pronti sempre a reclamare, a protestare, a dimostrare, quando pretendano pregiudicati non solo i loro diritti presenti ma anche tutti gli ipotetici diritti futuri. Ecco, dunque, un altro grave problema da risolvere prima di por mano a qualsiasi riforma; tutelare le scuole presenti e future dalla manfa, nelle intenzioni riformatrice, negli effetti sovvertitrice, ond'è naturale che sieno presi, in mancanza di freni legali alla loro onnipotenza, gli uomini portati dalle vicende parlamentari al ministero dell'Istruzione; e nello stesso tempo non irrigidire e pietrificare gli ordinamenti scolastici in guisa da rendere impossibili le riforme ragionevoli e per unanime consenso necessarie: assicurare, insomma, alla scuola la stabilità senza pregiudizio della perfettibilità. Il quale intento non si può ottenere che a un patto: affidando cioè la funzione di concretare e interpretare e sviluppare le massime generali decretate dal Parlamento non a un uomo solo, che per necessità di cose deve essere un uomo politico e nella sua provvisoria permanenza al governo non può nulla iniziare che non debba abbandonar poi al capriccio dei suoi successori, ma a un corpo tecnico permanente autonomo, investito di quella parte di sovranità scolastica, che il Parlamento non ha tempo o attitudine ad esercitare. E questo corpo tecnico deve essere il· Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, 12 eletto parte dagl'insegnanti universitari, parte dai professori ·secondari, parte dai maestri elementari, e investito di larghissimi poteri. Quando il Consiglio Superiore sia la espressione legale del pensiero e della esperienza di tutta la classe insegnante, e nessuna riforma extraparlamentare si possa compiere senza il suo parere favorevole, e gli sia riconosciuta la facoltà di proporre al Ministro le riforme, che. la opinione degli insegnanti elettori creda di volta in volta necessarie, in modo che nulla si possa improvvisare a casaccio e nulla, dopo essere stato fondato, possa essere a casaccio distrutto; allora, creato l'organo naturale del rinnovamento scolastico, il rinnovamento verrà spon12 Le attribuzioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione erano state fissate col R. D. 2 gennaio 1882, n. 659, integrato da altri due decreti del 1899. L'originaria struttura del Consiglio Superiore della P. I., fissata dalla legge Casati (art. 6 e sgg.) era di 21 membri, 14 ordinari e 7 straordinari, tutti di nomina regia. Successivamente, con la legge 17 febbraio 1881, n. 51, il Consiglio fu composto di 32 membri, 16 di nomina ministeriale e 16 di nomina elettiva da parte delle facoltà universitarie. Il Consiglio plenario si radunava due volte all'anno, in aprile ed in ottobre. La Giunta, composta di 15 membri, una volta al mese. [N.d.C.] 52 BibliotecaGino Bianco

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