Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo che la Camera dedicasse qualcuna delle sue sedute a discutere almeno la parte piu urgente e relativamente piu semplice del problema scolastico, a soddisfare cioè le giuste richieste degl'insegnanti; dove troverebbe invece essa, oggi come oggi, il tempo per occuparsi di un argomento, che non è certo meno grave e non susciterebbe dispute meno lunghe della oramai leggendaria riforma della magistratura? È bens1 vero eh~ nell'inverno passato, essendosi sparsa la voce che il governo avesse pronta una grande riforma dell'istruzione e che di questa riforma una parte fosse dedicata al miglioramento delle condizioni economiche degl'insegnanti, alcuni nostri colleghi - per fortuna pochi assai - prima ancora di sapere di che cosa si trattasse, furono presi da un cieco entusiasmo e cominciarono a confezionare voti e telegrammi per chiedere non solo che la riforma fosse subito presentata e discussa - e questo era bene - ma anche che il Parlamento l'approvasse a tamburo battente senza discuterla e magari prima che fosse presentata: e questa sarebbe senza dubbio una via molto spedita per abbreviar le discussioni e condurre a termine senza ritardo le piu audaci riforme, se non avesse l'inconveniente di togliere ogni dignità e rispettabilità a chi non si vergogna di consigliarla al Parlamento. Un altro mezzo migliore per accorciar ed evitar le discussioni inutili sarebbe il presentare al Parlamento non un vero e proprio disegno di legge finito in tutti i suoi particolari, la cui discussione sarebbe lunghissima e di incerto risultato, ma una breve serie di articoli sommari, che affermassero delle massime generali e lasciassero alla cura del Potere esecutivo l'attuazione concreta di esse. E certo, essendo il Parlamento un istituto essenzialmente politico disadatto a decidere questioni tecniche, sarà questa la via che bisognerà battere per semplificare i problemi, quando sia venuta l'ora di provocare su un progetto di riforma scolastica il voto della Camera· e del Senato. Ma le linee fondamentali della riforma non sarà mai né costituzionalmente possibile né desiderabile che sieno sottratte al giudizio del potere legislativo, ed è appunto su di esse che vertono le dispute e le incert~zze, ché sui particolari, concordata la massima, c'è sempre modo di accomodarsi e di transigere. Basterebbe, per esempio, il solo primo articolo di quel progetto di legge, che fu pubblicato nel marzo passato dalla Scuola Media di Napoli, 10 e nel quale con uno stupefacente disprezzo per tutte le 10 Il 2 dicembre del 1902 l'on. Di Stefano, presidente della sezione federale palermitana, presentava al Parlamento una mozione che sollecitava il governo ad elaborare un disegno di legge, che riformasse la scuola e migliorasse le condizioni materiali e morali degli insegnanti. A quella mozione fu presentato un emendamento dall'on. Turati, il quale chiedeva che il miglioramento delle condizioni degli insegnanti non si complicasse con la molto piu difficile, complessa e incerta riforma didattica. Il Nasi, dopo la mozione Di Stefano, elaborò un progetto di riforma della scuola, che contemplava anche il riordinamento delle carritre. Di questo progetto la "Scuola Media" di Napoli - diretta da Giuseppe Bonocore - pubblicò il testo, ottenuto per indiscrezione di qualche funzionario (anno II, n. 8, 1 marzo 1903, pp. 1-2). La caduta del governo Zanardelli impedi'. la discussione in aula della mozione. Quel pro50 BibliotecaGino Bianco

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