Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Come iniziare la riforma scolastic(1, arrischierebbe oggi, se lo potesse, ad applicare ad un tratto il suo programma, dinanzi allo spettacolo delle dispute che dividono in tanti piccoli opposti partiti uomini altrettanto e magari piu competenti di noi, e come noi animati da un ardente amore per la scuola? Chi di noi oserebbe pro-- cedere nella riforma scolastica, ben piu grave che la creazione di un nuovo francobollo o di una nuova uniforme militare, per altra via che a porzioni, a gradi, saggiando sempre gli effetti delle prime esperienze, pronti sempre a sospendere, a correggerci, ad attenuare l'opera nostra, alieni sempre dall'impegnarci a fondo in una prova, che non è davvero fatta in anima vili e da cui può dipendere l'avvenire di una intera generazione di uomini? Se nella Prussia solo intorno all'esistenza del Ginnasio reale la maggioranza dei competenti ha cambiato opinione due volte in dieci anni, chiedendo nella conferenza scolastica del 1890 che fosse soppresso, e nella conferenza scolastica del 1900 che fosse rafforzato con lo stabilire la piena equipollenza delle licenze delle tre scuole secondarie per l'accesso alle scuo~ le universitarie; se in Francia, dopo la riforma scolastica del 1891 e dinanzi alle vivacissime dispute fra i seguaci del Liceo classico e del Liceo moderno, la Camera sentf il bisogno di promuovere una completa e sistematica inchiesta, che ha condotto bensf alla riforma del 1902 ma non ha fatto che suscitar nuove discussioni e seminare maggiore turbamento negli spiriti; possiamo noi creder in Italia, dove non esistono riviste specialmente dedicate ai problemi pedagogici, perché gl'insegnanti che dovrebbero comprarle non hanno il necessario per comprare il pane, dove manca ancora una vera e propria opinione scolastica preparatrice e aiutatrice di riforme, perché gl'insegnanti che soli potrebbero crearla hanno altro da fare, stretti come sono dalle angustie materiali della vita, dove la continua sovversione degli ordinamenti scolastjci, sotto le mani variabili dei variabili e non sempre competenti ministri, ha impedito ogni sistematica e concludente raccolta di esperienze, dove nessuna ordinata e organica e pubblica inchiesta sul funzionamento delle scuole e sulle idee degl'insegnanti e delle famiglie è stata mai fatta, possiamo noi credere che una generale riforma delle scuole medie possa esser iniziata subito e senza grave sospetto di cattiva' riuscita, in modo che non vi sia nessun inconveniente a complicare con essa il problema urgentissimo, fondamentalissimo, improrogabilissimo delle condizioni giuridiche ed economiche degl'insegnanti? Né si dica che oramai l'idea della scuola unica - è questa, infatti, la riforma che da molti indiz1 pare voglia esser presentata finalmente dal Ministero - ha fatto in Italia, come in tutti gli altri paesi, specialmente in questi ultimi anni, cosi: grandi progressi fra gli studiosi che ad essa è assicurata fin da ora senza alcun dubbio una grossa maggioranza. Ammetto che ciò sia vero e per non complicare con inutili divergenze la presente discussione e perché aderisco anch'io all'idea della scuola unica e mi sorride naturalmente il pensiero che la mia opinione abbia con sé il suffragio della maggioranza. Ma ciò non toglie che esista sempre fra 47 BibliotecaGino Bianco

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