Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la S<;Uolaitaliana all'inizio del secolo Né alle nostre richieste dovrebbero palesarsi avversi il parlamento e il governo; perché fino a quando, in mancanza di una legge sullo stato degl'impiegati, la carriera e la vita di questi dipenderà dal beneplacito dei ministri, nessuno impedirà ai politicanti di chiedere a qualsiasi governo, in cambio dei loro voti, i traslochi, le promozioni, i favori; le pressioni parlamentari schiacceranno la giustizia amministrativa e i favori amministrativi inquineranno la vita parlamentare; le pubbliche amministrazioni saranno nient'altro che agenzie elettorali, e gl'impiegati saranno per necessità o malcontenti o servili. La, salute è in voi Di quali mezzi potete valervi per tutelare la dignità e i diritti della vostra classe? Il deplorevole trattamento economico e la mancanza di garenzie giuridiche non sono in fondo se non la prova della scarsa stima in cui la dignità e l'opera degl'insegnanti sono tenute nel nostro paese. E non sono purtroppo le sole! Quale insegnante non si è trovato esposto piu volte alle invettive e alle denuncie di un babbo troppo amoroso di un troppo stupido rampollo, senza che le autorità scolastiche abbiano mai sentito il dovere di invitare innanzi tutto gli accusatori ad assumersi di fronte all'accusato la intera responsabilità delle accuse, presentandole per iscritto? Chi non ricorda la circolare dei capponi e delle galline, con cui l'on. Gianturco14 si compiacque di immortalare il suo passaggio nel nostro Ministero? Oggi è un capo-divisione, che prende in burletta in un documento ufficiale i professori di filosofia; domani è un relatore del bilancio, il quale si meraviglia come gl'insegnanti possano dichiarare se stessi non inferiori a nessuna altra categoria di pubblici funzionari per altezza e dignità d'uffiéio, e possano chiedere un miglioramento delle loro condizioni economiche. E gli stessi uomini di governo, che nelle discussioni parlamentari sono sempre pronti a giustificare e a coprire della loro responsabilità tutti gli atti, anche meno lodevoli, di qualunque agente dello Stato, quando si tratta, invece, di professori, son sempre pronti alla critica e alle dichiarazioni di sfiducia. E sotto questa doccia perenne di ristrettezze finanziarie, di maltrattamenti morali, di biasimi e d'accuse, gl'insegnanti devono farsi rispettare e amare dai giovani, devono istruirli ed educarli, devono formare la coscienza nazionale! Non che gl'insegnanti pretendano qualsiasi impunità: sentono la gravità dei loro doveri, si sforzano di scrupolosamente adempirli, e se alcuno mancasse al suo ufficio vedrebbero senza rimpianto che fosse punito secondo la gravità della colpa commessa. Ma per le colpe di pochi non è lecito elevare l'offesa e il sospetto contro una clas14 Emanuele Gianturco fu ministro della P. I. dal 10 marzo al 18 settembre 1897. [N.d.C.] 28 BibliotecaGino Bianco

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