Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo dovere di esporre all'opinione pubblica, al parlamento, al governo i principi su cui è giusto che si fondi l'assetto legislativo del loro contratto d'impiego. Le abilitazioni ministeriali4 Anzitutto non dovrebbe esserci neanche il bisogno di affermare la necessità della laurea o dell'abilitazione ottenuta con regolare esame, per chiunque voglia entrare nell'insegnamento medio; ma l'anarchia scolastica nel nostro paese è tale, che mentre le scuole universitarie producono ogni anno centinaia di bravissimi giovani, molti dei quali restano a lungo sul mercato senza lavoro, i ministri continuano ciò nonostante, di loro autorità e senza la minima base legale, a dispensare le abilitazioni all'insegnamento, le quali, se erano spiegabili nei tempi passati quando scarsa era la quantità degl'insegnanti e crescente il numero delle scuole, non trovano giustificazione alcuna oggi, quando la pletora dei diplomati gremisce la nostra come tutte le altre carriere. Non che fra i nostri colleghi forniti di abilitazione ministeriale manchino del tutto gli ottimi insegnanti; ma - a parte il fatto che le abilitazioni sono molto spesso nelle mani dei politicanti qualcosa di simile alle croci di cavaliere e ai botteghini di sale e tabacchi, una moneta cioè, con cui si corrompono o si compensano i galoppini incaricati di manipolare le opinioni e la volontà elettorale del popolo sovrano - è innegabile che la pratica delle abilitazioni ministeriali rappresenta un ingiusto privilegio in confronto dei laureati o degli abilitati con regolare esame: perché o il corso di studi e gli esami che lo Stato dichiara necessari a prender la laurea sono davvero necessari, e allora è ingiusto che gli stessi diritti dei laureati si concedano a chi non ha sostenuta una eguale spesa di capitale e di lavoro; o si parte dall'idea - giustissima del resto - che un uomo d'ingegno non ha bisogno di laurea o di esami per essere un uomo d'ingegno, e allora si abbia la franchezza di dichiarare ai semplicioni, i quali si accalcano ogni anno nelle Università, che la laurea e gli esami non sono titoli obbligatori, e che per essere ammessi ad insegnare basta essere riconosciuti come uomini d'ingegno dalla esclusiva altissima e infallibile competenza dei ministri, dei politicanti e dei pezzi grossi della burocrazia. 5 Molte sezioni pertanto, a somiglianza del 4 Le abilitazioni ministeriali venivano concesse su relazioni di ispettori ministeriali, confortate dal parere dei Consigli scolastici provinciali, non solo nelle materie, per le quali non vi erano lauree, ma anche nelle materie, per le quali esistevano i diplomi di laurea (cfr. nota dell'A. a p. 27). [N.d.C.J 5 Anche nella pregevolissima Relazione della Commissione ministeriale per migliorare le condizioni degl'insegnanti e degl'istituti pareggiati, Arezzo, Stab. Tipo-Litografico C. Sinatti, 1903, p. 19, si chiede che si ponga un freno a questa usanza, segufta "con troppa larghezza," "né necessaria né utile," anzi "di danno per gli studi e d'ingiustizia per chi ha dovuto sostenere spese e fatiche per procacciarsi un diploma dopo un regolare corso di studi." "Come ciò avvenga, tutti lo sanno. L'indulgenza e l'acquiescenza delle autorità scolastiche permette che nelle scuole pareggiate sieno chiamati [e chiamati nelle scuole governative: aggiungiamo noil 18 BibliotecaGino Bianco

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