Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo nel limbo dell'incarico. E poiché nelle classi aggiunte dei grandi istituti non si possono mandare dei novellini, cosf vi si destinano come comandati i professori di ruolo degli istituti minori, e in questi si mandano dei comandati da altri istituti, e questi altri posti si coprono anche essi alla lor volta con altri comandati o incaricati. Si forma cosf un circolo vizioso e fraudolento, che nessuna legge autorizza, ma in grazia del quale è lecito al Ministero fare sensibili economie a danno di molti insegnanti, messi in una umiliante e dolorosa condizione di fronte ai loro colleghi di ruolo, e condannati a vivere una triste vita di ansie ad ogni .fine d'anno, mentre attendono il nuovo decreto che li confermi nell'incarico o nel comando, e largisca ancora per un anno l'incerto pane alla spaurita famiglia. E quando .finalmente la conferma agognata arriva, credete che si riscuota subito lo stipendio? oibò, spesso passano due, tre, cinque mesi, prima che quelle sciagurate poche lire mensili trovino la via per arrivare da Roma alle affamate provincie. Ora tutto questo è illegale, è immorale! La classe degl'incaricati e dei comandati deve sparire, e i ruoli devono essere proporzionati ai crescenti bisogni dell'insegnamento. È ingiusto tenere degli infelici per anni ed anni in una condizione cosI dolorosa ed umiliante: se quest'incaricati sono idonei al loro ufficio, si mettano in condizione stabile; se non sono idonei, si mandino pure via; ma soprattutto non si faccia mai alcuna nomina senza concorso e per illecite inframettenze parlamentari. Finalmente dopo la dolorosa aspettazione, che per alcuni infelici dura per quattro, cinque, dieci anni, l'incaricato è ammesso nei ruoli: dignus est intrari; diventa reggente. Ed eccoci alla seconda lunghissima stazione! In nessun impiego esiste la reggenza, ma per le scuole essa si giustifica con la considerazione che è un periodo di prova, durante il quale lo Stato vuole sincerarsi dell'attitudine didattica dell'insegnante. E sia! ma la prova deve avere dei limiti di tempo: un anno, due anni, tre anni al mas5imo. Invece la reggenza non dura quasi mai per tre anni, sale per i piu a cinque o sei anni, tocca non di rado i dieci anni. A furia di provarlo questo povero insegnante, il governo .finisce per consumarlo! Saltata la siepe della reggenza, si arriva alla titolarità, la quale rappresenta sulla reggenza il lautissimo guadagno di lire 200 annue! E incominciano allora le promozioni di classe, lente, lente, lente come l'eternità: . 32 anni, 36 anni, per vedere aumentare )o stipendio iniziale di 840 o di 890 lire! E vengono anche i sessenni, che per gli altri impiegati cominciano a decorrere al principio della carriera, e per gli insegnanti cominciano a decorrere dopo la titolarità. Ma anche su questi il Ministero ha trovato modo di fare economia: cerca di far coincidere il sessennio con la promozione di classe, magari dando generosamente la promozione per merito; e cosI la promozione per merito assorbe il sessennio, e l'insegnante si avvede che il suo merito gli ha fruttato un paio di centinaia di lire di danno! Sono piccole taccagnerie usuraie, punto dignitose per chi le compie e fonti di torvo scontento per il disgraziato che n'è vittima,. BibliotecaGino Bianco

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