Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Prefazione che a Salvemini appariva chiaro che tale criterio di selezione della scolaresca per le varie scuole aveva bisogno di applicazioni discrete, avvedute, umane, che ne temperassero la crudezza e evitassero di trasformarlo in uno strumento di irrigidimento della società italiana in un sistema di' caste. Salvemini osservò z'nfatti che sebbene, da uno stretto punto di vista pedagogico, gli alunni dovessero essere indotti a frequentare scuole diverse fin dall'età dell'istruzione elementare, come era avvenuto z'n Francia e in Germania, tuttavz·a "non di rado nella realtà concreta un z'nconveniente teorico è compensato da un notevole vantaggio pratz'co." Aggiungeva Salvemini che "z· vantaggi sociali della promiscuità scolastt'ca rz'marranno sempre maggiori di qualche pur notevole inconveniente pedagogico; e i ri'cchi non avranno troppo diritto di lamentarsi, se nell'interesse generale della sodetà saranno costretti nei prz'mi anni a qualehe sforzo di adattamento nella loro convivenza coi compagni delle classi sociali meno elevate. 1126 Ma ciò che ragioni di "solidarietà umana" suggerivano di fare nelle scuole primarie, violando le esigenze pedagogiche, non era lecito contz'nuare a praticare nelle scuole del grado successivo. La riorganizzazione della scuola secondaria aveva come condizione basilare la sua liberazione dagli alunni delle classi popolari che avrebbero potuto, a causa delle loro condizioni economiche, frequentare la scuola tutt'al piu fino al quattordz'cesimo anno di età. I fanciulli dei ceti operai, a mano a mano che riuscivano a completare il corso regolare quadriennale, dovevano essere z'ndirizzati verso scuole complementari e professz·onalz',create sulla base del corso biennale, costituito dalla V e VI classe elementare, istituito dalla Legge Orlando del 1904, e reso capillare in tutto il paese, e della nuova scuola tecnica, o corso popolare superiore, resa quadriennale. Su questo punto il pensiero di Salvemini non subi mutamenti, anche se le sue idee intorno alla scuola media cambiarono. Sotto la crescente influenza dei classicisti, e specialmente del gruppo degli idealisti, egli venne abbandonando l'esigenza dapprima fatta propria di una scuola unica per tutti gli alunni che si avviavano agli studi della scuola media superiore. Egli stesso ci ha lasciato la storia di questa sua evoluzione, affermando che aveva dapprima ritenuto utile una riforma dell'istruzione media di primo grado unificandone l'insegnamento in una scuola che aprisse l'accesso al liceo classi'co, alla sezione fisico-matematica dell'istituto tecnico - cioè ai due istituti che allora soli davano accesso ali' università - e altresi alle sezioni professionali dell'istituto tecnico stesso e alla scuola normale, che non avevano sbocchi universitari. La consuetudi'ne col classicista Vitelli nel seno della Commissi·one reale per la riforma della 26 A. GALLETTI e G. SALVEMINI, La riforma della scuola media, in Scritti sulla scuola, pp. 319-322. XXIII BibliotecaGino Bianco

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